Pier Luigi Bersani, tra i fondatori di Mdp dopo la clamorosa scissione dalla ex ditta Pd, ospite della trasmissione tv Agorà, commenta i recenti accadimenti politici ma, soprattutto, si sofferma sul rapporto tra la sinistra rappresentata da lui e il Pd del segretario Matteo Renzi. Secondo Bersani le possibilità di un accordo ci sono ancora, ma a patto che il Nazareno cambi radicalmente linea politica, soprattutto sui temi del lavoro, della scuola e delle tasse. La gestione renziana, fino a questo momento, ne è convinto il politico di Bettola, è stata caratterizzata dalla “troppa arroganza”.

Circostanza che, a suo modo di vedere, ha indotto gli elettori di centrosinistra a ritenere il Pd di Renzi “non supportabile”.

‘Uniti con il Pd di Renzi non si vince’

Ospite del programma di approfondimento politico quotidiano, in onda su Rai 3, Pier Luigi Bersani decide di sferrare l’attacco decisivo agli avversari-alleati del Pd che, lunedì prossimo, ha in programma una direzione che si preannuncia infuocata. “Non basta essere uniti – afferma l’ex segretario Dem - ci devono essere due tre cose che vanno corrette. Lavoro, scuola, fisco”. E, oltre a tutto ciò, il Nazareno dovrebbe al più presto modificare i “toni del potere”, perché al suo interno “c’è troppa arroganza”. Insomma, chiosa Bersani, “uniti così non vinciamo”, anche se, aggiunge, “il problema non è Renzi, è la linea politica” che con il Job Act, tanto per fare un esempio, ha portato “al record storico della precarietà” nel mondo del lavoro.

Alleanza con la sinistra solo se il Pd ‘inverte la rotta’

Insomma, secondo Bersani, la possibilità di un’alleanza tra sinistra e Pd c’è ancora, ma a patto che nella direzione di lunedì prossimo i dirigenti Dem non rivendichino, ma correggano, le posizioni assunte su Lavoro, Scuola e Fisco. Bersani resta comunque realista, dicendosi consapevole che la minoranza interna al suo ex partito, quella rappresentata da Andrea Orlando, non abbia la forza politica per imporre un cambio di rotta a Renzi.

Tra Renzi e Gentiloni stile diverso ma stessa sostanza

La critica al ‘nemico’ Matteo Renzi resta comunque feroce. “Se uno dice ‘prendo 1 milione e 200 mila voti e scappo con il partito’ - questa l’accusa mossa da Bersani con riferimento alle primarie vinte da Renzi - mette in difficoltà il progetto stesso di partito”. Anche per questo motivo, dunque, ovvero l’arroganza politica dell’attuale segretario Dem, gli elettori che si definiscono di centrosinistra sono arrivati al punto di ritenere “il Pd renziano non supportabile”.

Certo, tra il ‘bullo’ di Rignano e il suo successore a Palazzo Chigi, Paolo Gentiloni, esistono “enormi differenze di stile”. Ma, conclude Bersani, “nella sostanza Gentiloni ha continuato il lavoro di Renzi mettendoci qualcosa di suo”, come le “otto fiducie sulla legge elettorale” che rappresentano “un unicum nella storia d'Italia”.