Le Elezioni politiche si fanno sempre più vicine (si vota il 4 marzo prossimo) e i leader dei principali schieramenti sono pronti ad immergersi in quella che sarà la fase più intensa e impegnativa di campagna elettorale. Dopo la presentazione delle liste dei candidati, sono stati molti gli esclusi eccellenti. Tra coloro i quali non saranno candidati, figura anche il nome di antonio di pietro. L'ex pubblico ministero dell'inchiesta 'Mani Pulite' sembrava vicinissimo alla candidatura, nella circoscrizione del Molise, con il Partito Democratico. Tuttavia, come ha spiegato egli stesso in un'intervista rilasciata al 'Corriere della Sera', qualcosa è andato storto.
Antonio Di Pietro: "Io fuori dalla lista perché ho detto no agli inciuci"
Parla a ruota libera e senza mezzi termini, Antonio Di PIetro, della sua mancata candidatura alle prossime elezioni politiche. Ammettendo di sentirsi amareggiato per l'inaspettata esclusione, l'ex ministro delle infrastrutture ha dichiarato di "essere stato supplicato" affinché dicesse sì ad una sua candidatura: "Fassino, Delrio ed Emiliano mi hanno supplicato di candidarmi con il Partito Democratico in Molise. Mi sono lanciato convincere da loro, ma ho specificato che in caso di inciucio tra Renzi e Berlusconi io avrei votato contro. Io sono la prova di un accordo tra PD e Forza Italia - ha chiosato l'ex leader di Italia dei Valori -.
Nella mia regione (il Molise, ndr) conto ancora qualcosa e sarei stato in grado di recuperare otto punti. Evidentemente, però, Renzi ama circondarsi di soli 'yes men'".
Di Pietro, poi, si è detto parzialmente d'accordo con quanto affermato recentemente da Romano Prodi, il quale aveva attaccato il partito di Grasso e Bersani, 'Liberi e Uniti': "Come Prodi - dice l'ex pm - non ho compreso la forzatura isolazionista di LeU.
Se Prodi, però, mi chiedesse di votare per Renzi, gli risponderei con un 'no grazie'". Al termine dell'intervista, il 67enne originario di Montenero di Bisaccia ha dichiarato che, in assenza di un seggio politico, continuerà "a fare l'avvocato". Per la seconda legislatura di fila, l'ex ministro non siederà, dunque, in Parlamento.
Nel 2013, infatti, Di Pietro pagò la scelta (politicamente parlando) di schierarsi a favore del movimento di Antonio Ingroia, che però non raggiunse la soglia di sbarramento (Rivoluzione Civile, sciolto pochi mesi dopo l'insuccesso elettorale).