È abbastanza risaputo che Donald Trump sia un personaggio irriverente e spesso contraddistinto da posizioni “politicamente scorrette”, specialmente in ambito di immigrazione. In questi giorni la Corte Suprema ha appena respinto la richiesta dello stesso Presidente di porre un termine al programma di protezione sociale garantito ai cosiddetti “dreamers”, ovvero gli immigrati irregolari che sono entrati negli Stati Uniti quando erano minorenni. Questa tipologia di riforma era stata varata nel corso del 2012 da parte del democratico Barack Obama. Di conseguenza, l’attuale governo ha richiesto a questo organo giurisdizionale di poter rivedere le decisioni intraprese in due distretti federali, ovvero quelli della California e di New York, i quali si sono opposti alla fine del programma.

Tutto ciò ha chiaramente bloccato quelli che sono i piani politici dello stesso Trump, coinvolgendo diverse migliaia di giovani immigrati. Inoltre, il Presidente ha più volte ribadito che egli non avrebbe mai rinnovato questo programma dopo la scadenza prevista per il prossimo 5 marzo. Per poter attuare questo progetto la Casa Bianca ha deciso di rivolgersi direttamente alla Corte Suprema, dando vita a un vero e proprio braccio di ferro tra le due istituzioni.

La reazione della Corte Suprema e del giudice Alsup

La Corte Suprema degli Stati Uniti si è praticamente rifiutata in tronco di poter esaminare l’appello presentato dallo stesso Trump nei confronti di un’ingiunzione risalente al 9 gennaio scorso da parte del giudice della corte distrettuale William Alsup.

Infatti, è stato più volte ribadito che è assolutamente necessario mantenere in vita il programma di protezione degli immigrati, fin quando il nodo non viene chiarito dal punto di vista legale. Inoltre, gli stessi giudici della Corte Suprema hanno considerato l’appello della Casa Bianca una mozione “negata senza pregiudizio”.

Nonostante ciò, essi sono disposti a poter dialogare e a poter affrontare la questione presso la Corte d’Appello a San Francisco entro tempi brevi. Infine, è abbastanza evidente che l’amministrazione Trump sia palesemente intenzionata a rivolgersi direttamente alla Corte Suprema, evitando di affrontare lo “step” relativo alla Corte d’Appello.

Quanto affermato potrebbe nel complesso creare una grande confusione burocratica, accendendo diversi dibattiti politici e legislativi.

I dettagli del programma di protezione sociale Daca

Questo programma di protezione chiamato Daca (Deferred Action for Childood Arrivals) coinvolge circa 700 mila migranti in maggioranza di origine ispanica e garantisce a quest’ultimi la possibilità di risiedere negli Stati Uniti senza rischio di espulsione e un permesso di lavoro di ben due anni, il quale può essere anche rinnovato. In merito a questo problema si è anche recentemente pronunciato il giudice Alsup, il quale ha deciso di gestire numerosi casi “ricorrenti” provenienti dalla California, Maine, Maryland e infine Minnesota.

Questa complessa diatriba legislativa è stata anche affrontata da parte di Devin O’Malley, attuale portavoce del Dipartimento di Giustizia, il quale ha chiaramente affermato che l’amministrazione Trump si impegnerà con lo scopo di difendere il Dipartimento per la Sicurezza Interna per liquidare lo stesso Daca. Successivamente, egli ha aggiunto che la Casa Bianca prevedeva comunque un atteggiamento diverso da parte della stessa Corte Suprema in merito a questo problema. Infine, un portavoce di Trump, ovvero Raj Saha, ha recentemente dichiarato che il Daca può considerarsi a tutti gli effetti un programma illegittimo e ha pesantemente criticato le scelte da parte di giudici di San Francisco e New York.