Gli Stati Uniti non credono ai buoni propositi di Kim-Jong un e da giorni circola una nuova formula americana all'interno dell'Amministrazione Trump: il bloody nose. Si tratterebbe di una nuova strategia militare contro il leader asiatico che racchiude al suo interno il desiderio del Presidente di colpire con un pugno militare Kim Jong-un sino a fargli sanguinare il naso. E' sicuramente una formula mirata, limitata e pensata per neutralizzare i siti missilistici e le infrastrutture. La Casa Bianca, però, non ha ancora escluso, per il momento, operazioni cosiddette "coperte" affidate a forze speciali presenti da tempo nel territorio nordcoreano, compresi i Navy Seals che hanno eliminato definitivamente Osama.

Insomma alla Casa Bianca si sta ancora discutendo sul da farsi: da una parte Donald Trump è stanco di attendere ed ha dichiarato di non voler commettere gli stessi errori di chi lo ha preceduto, dall'altra i consiglieri tirano il freno ed il segretario alla Difesa, Mattis, insiste per la risoluzione diplomatica unitamente al capo di Stato Maggiore Joseph Dunford.

Kim Jong-un e le tre apparizioni

Il leader asiatico, da inizio gennaio si è fatto vedere pubblicamente solamente tre volte: per il discorso di Capodanno ed in alcune fabbriche. Gli osservatori del Maresciallo affermano che, da quando è salito al potere, l'unica volta in cui il leader si era nascosto così a lungo, all'inizio dell'anno 2013, era poi riapparso pubblicamente per ordinare un test nucleare.

Seul

Il presidente Sudcoreano Moon Jae-in, accettando il dialogo con la Corea del Nord ha garantito ed assicurato almeno una tregua olimpica anche se, il Maresciallo, sta continuando a preparare la parata militare prevista per l'8 febbraio a Pyongyang, per celebrare il 70esimo anniversario della trasformazione dell'Esercito del popolo coreano in forze armate rivoluzionarie regolari proprio il giorno prima dell'inizio dei Giochi.

Foto satellitari, infatti, mostrano decine di migliaia di soldati del regime che si esercitano nelle vie della città con circa 120 pezzi di artiglieria. Per il momento non ci sono tracce di missili ma potrebbero essere nascosti negli hangar.

I Sudcoreani, però, non credono più alla guerra: sono abituati a convivere con le minacce della Corea del Nord da più di sessant'anni.

Seul inoltre è ben attrezzata: ha circa 3mila tunnel antiaerei ed ogni fermata della metropolitana segnala i possibili rifugi con cartelli sia in coreano che in inglese. Sono presenti, inoltre, reticoli di mercati sotterranei che servono come riparo in caso di bombe in arrivo.