Ormai è trascorsa quasi una settimana dal voto e forse, le strategie dei partiti, iniziano a divenire più chiare, anche se rimane oscuro l’esito finale al quale questi percorsi potrebbero condurre il Paese. Di certo, prendendo in prestito il titolo di un cult del cinema, potremmo riassumere il tutto così: Di Maio e Salvini “una poltrona per due”. Infatti al momento i due leader sembrano essere gli unici in grado di provare a contendersi la poltrona di premier. A conti fatti, Forza Italia e Pd non possono evidentemente ambire, al netto di eclatanti colpi di scena, all’incarico di governo.

Possono semmai ragionare sull’ipotesi di un appoggio, chiaramente ben ricompensato, ad un eventuale governo leghista o pentastellato.

Difficilmente uno dei due rinuncerebbe a quella poltrona, nell’ipotesi di un’alleanza di governo tra i due partiti, e quella stessa poltrona sarebbe troppo piccola, non solo metaforicamente parlando, per accoglierli entrambi. Anzi, a voler ben guardare, ciascun leader avrebbe probabilmente da perdere da questa ipotetica alleanza. Da un lato, Salvini, nonostante il risultato eccezionale, sarebbe costretto a cedere il ruolo di premier di fronte ad un Di Maio, obiettivamente e numericamente più forte quale leader del primo partito. Dall’altro, Di Maio, si vedrebbe costretto a cedere, nelle giuste logiche di un accordo politico, alcuni ministeri chiave alla Lega, rinunciando a una parte del proprio programma elettorale.

E questo, in un partito che ha ottenuto un consenso così straripante, aumenterebbe, statisticamente parlando, il rischio che parte della base potrebbe non capire tali logiche.

L’appello del Presidente Mattarella

Nel frattempo il Presidente della Repubblica, Mattarella, ha lanciato un appello ai leader di tutte le forze politiche, chiedendo “responsabilità”.

Appello immediatamente accolto da Berlusconi che risponde: “Farò tutto il possibile per consentire all’Italia di darsi un governo alla luce del disastroso risultato elettorale”. Sembra chiaro che non ha alcuna intenzione di tornare alle urne, ben comprendendo che Forza Italia rischierebbe di essere definitivamente inglobata dalla Lega.

Il PD invece, al momento, sembra essere troppo impegnato nelle faide interne per poter stabilire una strategia comune, è più probabile che le varie correnti seguiranno strade diverse.

Analizziamo quali sono le strategie dei leader di Lega e M5S

Luigi Di Maio prova a spostare l’attenzione dal discorso delle poltrone, focalizzandolo sulla scadenza del 10 aprile, giorno in cui bisognerà presentare il Def, il Documento di economia e finanza, fondamentale per l’indirizzo di Politica economica dei prossimi anni. “Siamo già al lavoro su una proposta che renderemo nota nei prossimi giorni. Se le altre forze politiche vogliono proporre altre misure che hanno al centro il bene dei cittadini siamo pronti a discutere” ha dichiarato il leader grillino.

Salvini, in una nuova veste istituzionale, accoglie l’appello del Quirinale e sembra essere sempre più convinto di giocarsi la carta del mandato, non temendo a differenza del suo avversario di fare la fine di Bersani nel 2013. Dichiara infatti che, premesso che l’incarico spetta al centrodestra quale coalizione più votata ed all’interno di questa, spetta alla Lega quale partito di maggioranza relativa; si andrà poi in Parlamento a cercare i voti su alcuni punti e li, aggiunge Salvini: “vedremo chi ci darà una mano per portarli avanti e chi dirà di no a prescindere”.

La strada verso un nuovo governo sembra ancora lunga, ma una prima tappa che sicuramente scioglierà qualche dubbio, potrebbe essere quella del 23 marzo, giorno in cui si riuniranno per la prima volta le nuove camere, per l’elezione dei rispettivi presidenti. Nell’occasione è abbastanza certo che molti partiti saranno costretti a scoprire le proprie carte.