Matteo Renzi ha definito chiara ed evidente la situazione delle elezioni: in questa campagna elettorale segnata dalle bugie, ha continuato il segretario del Pd, la più grande di tutte è quella che non si faranno mai accordi. Ha ammesso di aver compiuto errori, che bisognava votare in una delle finestre del 2016: si è riferito al momento dell'elezione francese e tedesca. Ha detto che sono stati tropo tecnici, in quanto non hanno mostrato fino in fondo l'anima delle cose fatte: a questi aspetti si somma l'evidenza di un vento estremista che, nel 2014 il Pd è riuscito a fermare e incanalare nel loro sostegno.

Simbolo della campagna elettorale del 2018, ha spiegato, che è l'assoluto contrasto in uno dei collegi di Pesaro.

Le primarie per il nuovo segretario

Renzi ha anche parlato di Marco Minniti, che ha saputo cambiare la percezione del problema con un lavoro riconosciuto dagli avversari: ma il candidato del Movimento Cinque Stelle, Cecconi, è riuscito ad avere la meglio contro ogni valutazione di merito. E' il simbolo di questa campagna: ha sottolineato che è ovvio che lascia l'incarico di segretario e chiederà a Matteo Orfini di aprire la fase congressuale. Ha evidenziato che è Eil caso di fare un nuovo congresso serio e risolutivo, che permette una nuova leadership. Si aprirà l'elezione del segretario: inoltre si è rivolto agli italiani, e si è sentito garante di un impegno morale, politico e culturale.

In campagna elettorale, il Pd si è opposto ad un governo estremista, alla cultura antiscientifica e dell'odio. Renzi ha spiegato che ci sono tre elementi che lo separano da Salvini e Di Maio: l'anti populismo, l'anti politica e l'utilizzo dell'odio verbale nei confronti dei componenti del Partito Democratico.

Il risultato nel collegio di Firenze

Si è soffermato sulla necessità di essere responsabile, che consiste nello stare all'opposizione e ha detto che non c'è nessuna fuga: terminata la fase del Governo, farà il senatore semplice ed è orgoglioso del risultato nel suo collegio, in quanto nel 2018 si è ripresentato a Firenze, quattordici anni dopo la sua prima volta come candidato alla presidenza della provincia.

Renzi ha fatto notare che si riparte dal basso, con grande umiltà: politica sul territorio, con l'orgoglio di cinque anni di buon lavoro. Ha continuato dicendo che c'è una differenza profonda tra società aperta e chiusa: ha posto l'accento sui diritti, sulla giustizia fiscale e la cultura conto la logica della sicurezza e del fai da te.