Dopo l'incontro di ieri sera tra Movimento 5 Stelle e Lega al Pirellone di Milano, sono cominciate a girare alcune voci. Il personaggio che ricoprirà il ruolo di primo ministro è ancora tenuto nascosto (sempre che ne abbiano uno) ma è stato assicurato che si tratterà di una figura Politica e non tecnica. Riguardo ai ministeri, invece, le cose si fanno più chiare e, secondo quanto raccontato da La Stampa, a Salvini spetterebbe il ministero degli Interni, mentre Luigi Di Maio dovrebbe diventare ministro del Welfare e Lavoro.

La scelta dei ministeri

La scelta del leader grillino a capo di un ministero così importante è dovuta senz'altro alle battaglie dei pentastellati sul reddito di cittadinanza, posta come priorità assoluta nell'agenda del Movimento. Oggi il capo dello Stato riceverà sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio in due separati appuntamenti: prima incontrerà Di Maio e poi Salvini, ciascuno di loro porterà a Mattarella una lista con i candidati scelti per i vari ministeri. Con molta probabilità chi ha partecipato all'incontro avvenuto al Pirellone entrerà a far parte del team governativo, come ad esempio Spadafora, Laura Castelli e Alfonso Bonafede (per quanto riguarda i grillini). Per l'ala leghista invece ci sono in forse Gian Marco Centinaio, l'avvocatessa Giulia Bongiorno e Nicola Molteni.

Per quanto riguarda i punti programmatici del prossimo esecutivo, sia Salvini che Di Maio rivelano di essere arrivati a un accordo, in totale i punti sono 22 tra cui i più importanti: reddito di cittadinanza (che non ha scadenza ma che prevede una revisione costante della posizione lavorativa da parte del centro per l'impiego), la riforma della legge Fornero, la costituzione dei ministeri del turismo e della disabilità.

I leader dei rispettivi partiti parlano anche di un accordo raggiunto sul salario minimo, sostegno alle famiglie, rimpatrio dei clandestini e flat tax.

I numeri risicati del prossimo governo

Nonostante il nascituro governo giallo-verde abbia la maggioranza sia alla Camera che al Senato, in quest'ultimo detiene appena 6 voti di scarto.

Questo significa che, se durante il mandato di governo qualche forza politica d'opposizione dovesse far pressione sui questi 6 senatori (ad esempio per votare contro le indicazioni di partito), il governo potrebbe saltare. Il governo 5Stelle-Lega, secondo un calcolo dell'Agi, avrebbe 2 voti in meno rispetto all'ultimo governo Renzi.