La confusione che regna sovrana sotto il cielo del Pd, la si percepisce soprattutto nei comportamenti di grande valore simbolico dei suoi protagonisti. Il neo-segretario Martina fa di tutto per recitare un mea culpa dietro l'altro e dimostrare che il Pd è di nuovo vicino alla sua base popolare: prima sceglie una libreria di Tor Bella Monaca per la direzione nazionale, poi partecipa alla festa democratica di Siena, ex-roccaforte rossa dove il partito ha preso una delle più colossali batoste elettorali della storia. Il suo predecessore ed ex-premier Matteo Renzi ostenta invece la massima tranquillità e sicurezza invitando a cena, in una calda e umida serata romana, 150 fedelissimi (120 dei quali parlamentari) in una villa romana sull'Aventino.

Renzi, come Berlusconi, prevede vita breve per questo governo

Matteo Renzi la pensa esattamente come Berlusconi, quando prevede vita breve per il governo giallo-verde. L'ultraottantenne capo di Forza Italia, qualche giorno fa, chiamava a raccolta i suoi per l'imminente ritorno al governo di quella che, a suo dire, rappresenta la parte migliore dell'Italia e l'operazione di Renzi sembra avere lo stesso scopo e, in buona parte, anche gli stessi slogan. Pochissime analisi politiche nel corso della serata sull'Aventino, zero autocritica, Renzi invita gli ospiti a smetterla con la depressione e a guardare con ottimismo al futuro.

Lo show dell'ex premier

La serata ha toni da varietà con Renzi che, microfono alla mano, fa il presentatore e introduce una serie di performance di sicuro impatto, come quella di Alan Ferrari, che intona il Nessun dorma (e sarebbe facile qui l'ironia sul vincerò finale) e quella di Matteo Colaninno che imita l'ex-ministro Giulio Tremonti.

Contenuti politici ridotti all'osso, ma qualcosa comunque trapela. Matteo promette per l'autunno una Leopolda, la tradizionale convention annuale dei renziani 'allargata anche oltre il Pd' (nessuno sa esattamente cosa significhi, al momento) e difende a spada tratta la sua linea dura sul M5S, forza Politica con cui non poteva esserci alcun accordo, pena la distruzione completa del Pd.

E' convinto che buona parte, se non tutte le fortune del governo giallo-verde dipendano dall'accanimento di Lega e M5S contro di lui, un tiro al bersaglio che ha spostato l'attenzione dalle divisioni fra i due partiti di governo, divisioni che però non tarderanno a venire a galla e a distruggere il governo stesso. Per questo, chiosa Renzi, bisogna ripartire in autunno 'senza ansie' e con ottimismo.