Giornata storica, quella del 12 luglio 2018, per il governo Conte e, soprattutto, per il M5S. L’Ufficio di presidenza della Camera dei Deputati ha, infatti, approvato la delibera presentata dal suo presidente, Roberto Fico, che prevede il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari, calcolati non più attraverso il metodo retributivo, ma secondo quello contributivo. Dei circa 1400 ex onorevoli interessati dal provvedimento, la maggior parte si vedrà decurtato l’assegno ricevuto in una percentuale compresa tra il 40 e il 60%. Per alcuni il salasso sarà ancora maggiore: 70-80%.
Ma non per tutti il taglio dei vitalizi rappresenterà una perdita di denari. 64 ex deputati, infatti, a causa dei lauti contributi versati, rischiavano addirittura di veder aumentare il già sostanzioso emolumento. Eventualità scongiurata solo attraverso una clausola che non permetterà aumenti ma, comunque, il mantenimento dello stesso assegno.
I nomi degli ex parlamentari con assegno tagliato del 40-60%
Tra gli ex onorevoli di Montecitorio che vedranno sensibilmente ridursi l’importo del loro vitalizio ci sono alcuni nomi di peso che citiamo in rigoroso ordine alfabetico. Marco Boato, più volte deputato e senatore in formazioni politiche di sinistra, prenderà 4.426 euro a fronte dei 10.009 incassati fino ad oggi.
Antonio Bassolino scende da 4.725 a 3.388. Il professor Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, da 4.725 a 1.551. Lo storico leader sessantottino Mario Capanna da 4.725 a 2.242. L’ex Dc Pierluigi Castagnetti da 8.935 a 3.976. Antonio Di Pietro scende dai 6.462 euro ai 4.866, mentre Calogero Mannino (implicato e poi assolto nel processo sulla trattativa Stato-mafia) ne prenderà ‘solo’ 6.695 invece di 10.330.
Claudio Scajola, l’ex ministro dell’appartamento comprato ‘a sua insaputa’, si salva scendendo a 7.246 invece di 8.350. Nichi Vendola, infine, riceverà un assegno da 4.696 euro al posto di 8.082.
Gli ultra ottantenni con tagli fino all’80%
Tra le centinaia di ex parlamentari con assegno ‘dimagrito’ risultano anche 154 ultra ottantenni.
Il calcolo lo ha fatto un altro ex, Carlo Giovanardi, sul quotidiano online L’Occidentale. Ma la sua protesta contro il provvedimento grillino rischia di rivelarsi un boomerang. Tra i ‘vecchi’ con vitalizio tagliato ci sono, tra gli altri, alcuni nomi molto noti. Il record di età spetta all’ex democristiano Valentino Perdonà che, a 103 anni suonati, vedere scendere il suo assegno da 4.480 euro al mese a 1.250 (meno 72,3%). Anche due storici volti femminili della sinistra italiana - Rossana Rossanda (94 anni) e Luciana Castellina (88) - vedono il loro vitalizio scendere rispettivamente del 72,58% (2.123 euro) e dell’84,6%. Un altro 94enne, il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, dovrà rinunciare al 66,45% del suo tesoretto, arrivando a prendere circa 700 euro.
Il più volte ministro Dc, Vincenzo Scotti, invece, perderà solo il 20,2%.
64 ex parlamentari non perderanno nulla
Il calcolo dei nuovi vitalizi attraverso il sistema contributivo, però, non sfavorirà proprio tutti i 1400 ex deputati. Tra i ‘miracolati’ che, evidentemente, hanno versato tutto il dovuto nelle casse dello Stato, ce ne sono alcuni che avrebbero potuto addirittura beneficiare di un aumento, ma il cui assegno, per volontà di Fico, resterà invariato. Stiamo parlando di nomi come quelli degli ex presidenti della Camera Fausto Bertinotti (8.455 euro) e Gianfranco Fini (10.631). Ma anche di Massimo D’Alema (9.893), Furio Colombo (6.532), Ciriaco De Mita (10.631), Arnaldo Forlani (10.631), Luciano Violante (10.507) e Vincenzo Visco (10.258).