La Lega salderà il suo debito con lo Stato versando un po' alla volta i 49 milioni di euro dovuti in virtù dell'appropriazione indebita dei fondi del finanziamento pubblico ai partiti ai tempi (in particolare nel triennio 2008/2010) di Umberto Bossi segretario e Francesco Belsito tesoriere. Grazie a un'istanza della difesa accolta dalla Procura di Genova, le casse del Carroccio non saranno completamente svuotate su ordine dei giudici e l'organizzazione politica guidata dall'attuale vicepremier Matteo Salvini potrà continuare a svolgere attività sul territorio senza privarsi di sedi nazionali e sezioni locali.

Sul conto della Guardia di Finanza indicato dai magistrati del processo alla dirigenza leghista, confluiranno anche di volta in volta le donazioni degli iscritti e i soldi incassati con il 2 per mille oltre ai versamenti degli eletti, mentre in base alla stessa intesa tra le parti rimane in campo l'eventualità di mettere in locazione parte dei locali dell'edificio storico di via Bellerio a Milano per accelerare il pagamento delle somme rimanenti.

Soldi della Lega: lo Stato li incasserà a rate

A conti fatti, sarà necessario aspettare qualcosa come 76 anni per chiudere definitivamente la partita, mancando ancora all'appello 43 milioni di euro su 46 da restituire all'erario secondo l'iter concordato con i pm genovesi: i 130.000 € presenti attualmente in cassa sono stati subito acquisiti.

“Abbiamo trovato un punto di equlibrio perseguendo gli interessi dello Sato” sostiene il procuratore della Repubblica Francesco Cozzi, convinto che la procedura seguita sia identica a quelle di regola utilizzate in situazioni simili legate ad azioni esecutive, ad esempio per crediti erariali, aggiungendo poi che “non si tratta di accordo ma di istanza della difesa attinente alle modalità di sequestro preventivo”.

Lega trova accordo con i giudici sui 49 milioni

Una delle clausole di questa misura prevede l'aumento proporzionale della rata destinata al conto corrente dedicato della Guardia di Finanza in caso di entrare superiore al tetto di spesa necessario al partito per il mantenimento delle sue strutture. Il tutto nell'ambito di quello che lo stesso Procuratore Capo di Genova non esita a definire “un epilogo civile e istituzionale” celebrato nel rispetto delle leggi a chiusura di “uno scontro giudiziario aspro” che evidentemente rischiava di avere riflessi pesanti sull'attività politica di uno dei partiti più votati delle ultime elezioni, oggi impegnato nel governo del Paese.