Il consiglio comunale di Trapani ha approvato la mozione antifascista, predisposta dall'esponente del M5S, Chiara Cavallino. Pertanto, in base a quanto deciso dal voto dell'assemblea di Palazzo Cavarretta, la concessione comunale degli spazi pubblici per manifestazioni di qualunque tipo sarà subordinata alla presentazione di una dichiarazione in cui si ripudia il fascismo. Dopo il consiglio comunale di Erice che lo scorso giugno aveva approvato la stessa mozione, anche Trapani decide di seguire questa corrente di pensiero.

L'esito del voto

La mozione antifascista è passata con i voti favorevoli di 12 consiglieri, ovviamente la Cavallino che aveva presentato l'atto d'indirizzo e poi, ancora, Abbruscato, Lipari, Garuccio, Trapani, Passalacqua, Safina, Patti, Bianco, Greco, Genco e Pellegrino.

Contrari i consiglieri La Porta, Guaiana, Gianformaggio, Spada, Daidone, La Barbera e Virzì con Toscano astenuto. Nel corso del dibattito che ha preceduto le operazioni di voto non sono ovviamente mancate le polemiche e la maggioranza di centrosinistra, a tutti gli effetti, non ha mostrato unità sul provvedimento. Il consigliere Peppe La Porta di 'Amo Trapani', infatti, aveva presentato una pregiudiziale con l'obiettivo di sospendere la discussione sul punto all'ordine del giorno e chiederne il parere di legittimità al segretario. A sostegno di questa soluzione anche altri sei consiglieri: di fatto, l'aula di Palazzo Cavarretta ha bocciato la proposta procedendo poi al voto.

Possibile una coda giudiziaria

Ma la questione potrebbe avere una coda giudiziaria, peraltro annunciata nei giorni scorsi dall'ex deputato nazionale, Michele Rallo, e dal sindaco di Custonaci, Peppe Bica. Secondo il parere dei due storici esponenti della destra locale, quanto proposto al consiglio comunale di Trapani (ed ora approvato) violerebbe l'articolo 294 del codice penale.

"Chiunque impedisca in tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico o determina un soggetto ad esercitarlo in senso non conforme alla propria volontà, è punibile con una pena da 1 a 5 anni di reclusione". Rallo e Bica, pertanto, hanno intenzione di dare il via ad una battaglia legale perché a loro modo di vedere "c'è una volontà di impedire ad alcuni cittadini l'esercizio di diritti civili e politici".

Gli stessi Rallo e Bica, facendo riferimento alla medesima mozione votata favorevolmente dal consiglio comunale di Erice, l'avevano definita in quel caso una 'goliardia'. Ma nel caso del capoluogo, a quanto sembra, non intendono restare a guardare.