Lo scontro istituzionale tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e la magistratura italiana è aperto. La lettera inviata al Viminale dalla procura di Palermo, letta in diretta Facebook da Salvini, che informa il ministro di essere indagato per sequestro di persona aggravato per il caso Diciotti, ha dato il via ad un testa a testa tra poteri dello Stato dalle conseguenze ancora inimmaginabili. E il sequestro di 49 milioni dalle casse della Lega, confermato dal Tribunale del riesame di Genova, non ha fatto altro che aggravare la situazione. Chi sembra avere le idee molto chiare, invece, è Marco travaglio.

Il direttore del Fatto Quotidiano, a poche ore dalla chiamata alle armi dei cittadini da parte del leader leghista contro i cattivi magistrati, scrive un editoriale in cui difende l’operato dei giudici, intima a Salvini di restituire il “bottino” rubato ai cittadini italiani, ma suggerisce anche qualche soluzione all’odiato vicepremier: organizzare una colletta tra i militanti per arrivare alla cifra di 49 mln, oppure trasformare il partito Lega in un “movimento leggero” come il M5S.

Travaglio prende in giro Salvini: ‘Prima gli italiani’

Prima gli italiani”. È questo il titolo ironico dato da Marco Travaglio al suo editoriale, pubblicato oggi, 8 settembre, sul Fatto Quotidiano. Il direttore si fa beffe dello storico motto di Matteo Salvini, ‘Prima gli italiani’, per ricordargli che, per quanto riguarda i 49 milioni incassati illecitamente dal suo partito, vengono prima i cittadini italiani che devono essere risarciti dai leghisti.

Secondo il giornalista, Salvini starebbe facendo solo finta di non capire che la Lega, gestita allora da Umberto Bossi e dal tesoriere Francesco Belsito, ha effettivamente “rubato 51 milioni di euro al Parlamento, cioè ai cittadini”. Di questi 51, solo 2 sono stati recuperati dal Tribunale di Genova, mentre gli altri 49 sarebbero “spariti”.

Tutti spesi, come sostiene il vertice della Lega, oppure finiti in conti correnti segreti, come sospettano i pm?

I magistrati hanno ragione

Fatto sta che, ricorda Travaglio, il sequestro preventivo dei beni è imposto dalla legge, anche prima della sentenza definitiva, allo scopo di evitare che il condannato faccia sparire tutti i soldi prima del definito pronunciamento della Cassazione.

Dunque, la sentenza emessa qualche giorno fa dal Tribunale del riesame viene considerata sacrosanta e, da oggi in poi, “qualunque somma donata da parlamentari o privati alla Lega, o a società, onlus, fondazioni a essa legate, verrà incamerata dai magistrati fino ad accumulare 49 milioni”. Insomma, i giudici inopinatamente attaccati da Salvini, non avrebbero alcuna “colpa”, perché hanno solo “obbedito a un obbligo” di legge che in questo caso impone, come detto, il sequestro preventivo dei beni. Altro che sentenza in stile Turchia di Erdogan, come denuncia il ministro, ma “sentenza di uno Stato democratico su reati comuni commessi da politici”.

‘Cambiare nome servirà a poco’, meglio fare come il M5S

E a poco, se non a nulla, dovrebbe servire, secondo Travaglio, l’idea di cambiare nome al partito per evitare i sequestri dei conti correnti. La Lega, infatti, è un “partito all’antica”, strutturato sul territorio intorno a “sedi e circoli” e i soldi, dunque, servono eccome. Le soluzioni individuate dal direttore del Fatto sono due. La prima sarebbe “lanciare una mega-colletta tra militanti e simpatizzanti” per azzerare il debito con lo Stato. La seconda, forse l’unica percorribile, prevede non un semplice cambio di nome, ma di forma e sostanza: trasformare il partito Lega in un “movimento leggero”, esattamente come il M5S che ha già sostenuto due campagne elettorali (vincenti) restituendo decine di milioni di finanziamento pubblico.