Il 18 febbraio 1978 Deng Xiaoping, chiamato a curare il Dragone dai traumi del "grande balzo in avanti" e della sanguinosa rivoluzione culturale di Mao Tse Tung, annunciò davanti all'apparato politico e militare del Partito Comunista cinese il suo piano di modernizzazione economica e sociale. Egli lo definì come un "Piano socialista con caratteristiche cinesi". La riforma prevedeva una profonda modernizzazione della struttura economica che, nel giro di pochi anni, si sarebbe aperta al commercio internazionale e alle opportunità di sviluppo locale che solo una tale liberalizzazione avrebbe permesso.

Il risultato della modernizzazione economica sarebbe stato visibile agli attori internazionali nei due decenni successivi: la forza economica cinese nel mondo passava dal 3% al 19%.

Il discorso di Xi Jinping

A distanza di 40 anni dal celebre annuncio, il PCC ha organizzato un cerimonia per ricordare l'anniversario di quella svolta economica che cambiò per sempre il ruolo della cina nella rete internazionale. Il discorso, durato 80 minuti, del presidente del Partito Comunista Centrale Xi Jinping, ha avuto un duplice intento: da un lato ribadire alla nomenklatura del PCC la volontà di continuare sulla scia vincente tracciata 40 anni prima; dall'altro mostrare al mondo una chiara deriva unilateralista per contrastare le nuove sfide lanciate nel commercio internazionale.

Quest'ultimo punto, secondo gli osservatori internazionali, sarebbe un chiaro messaggio per l'amministrazione Trump con cui i rapporti rimangono tesi.

Xi: 'La politica economica cinese non sarà dettata da alcun potere esterno'

Inoltre, secondo l'uomo forte di Pechino, "le rimostranze di UE e Stati Uniti sarebbero orientate a delegittimare ruolo cinese nell'ordine mondiale.

Proseguendo il lungo monologo, Xi ha posto l'accento sulle "innovazioni indigene nel campo tecnologico", con un grande sfoggio di retorica nel collegamento tra tradizione terminologica marxista e approccio materialista alle sfide economiche mondiali. "La politica economica cinese non sarà dettata da alcun potere esterno", ha poi aggiunto.

La platea, composta principalmente da funzionari politici e militari, ha salutato il presidente con un lungo applauso. Eppure un funzionario, intervistato da Bloomberg, ha affermato: "il settore privato è in ritirata, mentre il governo sostiene politicamente le imprese di proprietà statale o legate a storici esponenti del Partito Comunista Centrale". Chiaramente il funzionario ha preferito non far trapelare il suo nome per timore di incorrere in provvedimenti da parte dell'apparato centrale.

Sembra proprio di grande attualità il vaticinio che, 200 anni fa, Napoleone disse sulla Cina: "Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà". Il presidente americano sta provando in tutti i modi a mettere i bastoni fra le ruote all'ascesa economica cinese.

Tuttavia il gigante asiatico avanza a grandi passi e, secondo quanto affermato da Xi, non intende fermarsi nella "promozione delle sue convenienze commerciali". Infatti il Dragone "continuerà a giocare nel mondo il ruolo di responsabilità di un grande Paese".