Sono stata ‘stuprata’ da Matteo Salvini’’. Se fosse vero quello che ha affermato Valentina Nappi in un post pubblicato recentemente sul suo profilo Instagram, l’accusa formulata nei confronti del leader della Lega sarebbe gravissima. Ovviamente, l’accusa di ‘stupro’, messa tra virgolette dalla stessa autrice, la famosissima attrice a luci rosse, è solo una metafora. Ma la potenza delle parole conta molto in quest’epoca di frasi sparate sui social network che diventano subito virali. Dopo Malena La Pugliese, ex tesserata Pd e profonda estimatrice di Matteo Renzi, dunque, un’altra rappresentante del cinema proibito entra a coscia tesa nel dibattito politico.

Il post della Nappi contro il leader leghista: ‘No a Dio-Patria-Famiglia’

Il corrosivo post pubblicato su IG da Valentina Nappi è composto da un fotomontaggio in cui la famosa star dell’eros appare vestita da innocente scolaretta in una immagine in bianco e nero sormontata dalla scritta a caratteri cubitali “Sono stata ‘stuprata’ da Salvini”. Leggendo il lungo post collegato, si scopre ovviamente che il ministro dell’Interno non è stato autore di un così turpe reato. Il riferimento della Nappi è al fatto che il capitano leghista avrebbe “riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista”. Insomma, quel mix al potere rappresentato dallo slogan Dio-Patria-Famiglia che proprio non va giù all’esperta interprete cinematografica che non ha mai nascosto le sue idee politiche di sinistra e il suo ‘amore’ per gli africani, soprattutto uomini.

Valentina Nappi: ‘Cultura di sapore fascista’

Tanto per essere chiari, a Valentina Nappi vanno strette le tradizioni cristiane, soprattutto quelle legate alle festività natalizie, non sopporta che solo alla famiglia cosiddetta ‘’tradizionale’’ venga data dignità e non invece a quelle formate da gay, non digerisce la presenza di Dio e del crocifisso in ogni discorso o ufficio pubblico e nemmeno i “vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali”.

Insomma, un armamentario culturale che l’illuminata Nappi bolla come “cultura di sapore fascista”. Una situazione che può essere paragonata ad uno “stupro culturale di proporzioni immani”. L’attrice ‘scoperta’ da Rocco Siffredi nel 2011, a soli 21 anni, considera anche “necessaria” una corretta “gestione dei flussi migratori” e dichiara di rifiutarsi di vivere in un Paese come l’Italia permeato da una “cultura ufficiale unica, cattolica di destra e nazinalpopolare”.

Il sogno di Valentina Nappi è infatti vivere in un’Italia atea, multietnica, impregnata della cultura illuminista e marxista. L’esatto contrario, conclude, della “cultura tribale” rappresentata da Matteo Salvini che, come tra i primati, produce solo “violenza contro il diverso”.