Già lo scorso 4 dicembre, Donald Trump e il suo segretario avevano parlato dell'eventualità che gli Stati Uniti uscissero dal trattato sussistente con la Russia per quanto riguarda le armi nucleari. La scadenza data a Putin per la messa in atto di tale decisione è domani, sabato 2 febbraio. Aaltra scadenza stabilita da Trump riguarda il muro al confine col Messico, che in questo caso corrisponde al 15 febbraio.
Cosa sta succedendo
L’ultimatum degli USA risale a dicembre ed era stato comunicato dal segretario di Stato Mike Pompeo: egli riconosce che il trattato, al momento della firma, costituiva un intento pacifico di ridurre la minaccia di una guerra nucleare tra due Paesi rivali; il problema sta nel fatto che gli Stati Uniti accusano la Russia di aver violato gli accordi del trattato, testando il missile SSC-8 "sin dalla metà degli anni 2000", e, sulla base di questa convinzione, alcuni alleati della NATO affermano con sicurezza che la Russia abbia creato un sistema missilistico che, appunto, viola l'INF.
Questo autorizzerebbe Trump ad uscire dal medesimo trattato, ponendo fine ai vincoli di pace e convivenza che esso presuppone.
La storia del trattato
L'Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, più brevemente conosciuto come "Trattato INF", fu firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, presidenti americano e russo dell'epoca. Per l'appunto, esso viene universalmente riconosciuto come la volontà di mettere la parola "fine" alla Guerra Fredda, la quale dopo il secondo conflitto mondiale aveva incrinato in maniera silenziosa e costante l'equilibrio e la parvenza di pace tra le due grandi potenze: di fatti, quest'accordo fece sì che terminassero gli usi ed esperimenti con i missiili nucleari americani e sovietici presenti in Europa.
Cosa accadrà
Le accuse attualmente mosse dagli USA sono state negate e respinte dalla Russia, che a sua volta ha risposto con altre accuse: infatti, il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha ipotizzato la possibilità che gli Stati Uniti schierino 48 missili in Europa. Si suppone che dietro a questa situazione di stallo carica di tensione ci siano gli ultimi negoziati di Pechino, non terminati secondo le aspettative; ad ogni modo, le regole vorrebbero che l'eventuale ritiro, che ora sembra imminente, si realizzasse 6 mesi dopo l'annuncio, quindi si spera in un accordo in extremis tra le due potenze onde evitare una nuova corsa agli armamenti.