Il suo compenso di due milioni e 240 mila euro l’anno non è più solo oggetto di accese e ormai ricorrenti polemiche politiche. Il cachet di Fabio Fazio, autore e produttore televisivo, conduttore di Che tempo che fa, programma che va in onda ogni domenica in prima serata su Rai 1, è finito sotto la lente d'ingrandimento della Corte dei Conti già al 2017, da quando cioè la magistratura contabile ha aperto un'istruttoria dopo un esposto presentato dall'esponente Pd Michele Anzaldi su un possibile danno erariale proprio a causa dei guadagni dell'ex presentatore del Festival di Sanremo.

Inrtanto il suo più accanito oppositore, il vicepremier Matteo Salvini, che ha spesso detto che il "chiacchierone di sinistra" Fazio deve tagliarsi lo stipendio, continua la sua battaglia: la Lega ha appena presentato una risoluzione in commissione vigilanza Rai per tagliare stipendi di giornalisti e artisti.

Caso Fazio, istruttoria in corso

L'Uffficio stampa della Corte dei Conti l'ha spiegato all'Adnkronos: l'istruttoria su un possibile danno erariale è affidata al vice procuratore generale del Lazio, Massimiliano Minerva, che ha già raccolto una ricca documentazione presso la sede Rai di viale Mazzini. L’esposto, presentato come detto nel 2017, non è mai stato archiviato e l'iter procedurale prevede al massimo altri tre anni di tempo per concludere l'indagine.

La Corte dei Conti è stata implicata nel 'caso Fazio' dopo che il deputato della Commissione di Vigilanza, Michele Anzaldi del Pd, ha cominciato a denunciare il compenso del conduttore, il quale possiede il 50% della società Officina che produce il programma. Più volte il conduttore si è difeso dicendo che il suo talk show portato in prima serata al posto dei soliti varietà farebbe guadagnare molto alla Rai grazie agli introiti pubblicitari che incasserebbe, a fronte invece di un costo ridotto rispetto ad altri programmi, 450 mila euro a puntata, "la metà di qualunque varietà, molto meno di qualsiasi fiction".

Oggetto di contestazione nell'ambito di un accanito dibattito sulla tv pubblica non è solo lo 'stipendio' di Fazio di due milioni e 240 mila euro l’anno, pari a 8 milioni e 960.000 mila euro in quattro anni, come da contratto, ma il fatto che ad esso si aggiunga anche il guadagno per la sua quota parte nella società Officina.

E questo porterebbe il compenso di Fazio a cifre astronomiche.

Polemiche politiche, ultima iniziativa della Lega

Non è una novità: la retribuzione milionaria di Fazio in molte occasioni è stata contestata dal vicepremier leghista Matteo Salvini e da esponenti del Movimento Cinque Stelle, a cominciare da Beppe Grillo fin dal 2013, perché non in linea con le peculiarità del servizio pubblico. Salvini ha rifiutato di andare come ospite del programma la settimana scorsa, malgrado la par condicio garantita, mentre l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, che pure ha contestato il compenso alto, è stato più volte in trasmissione. Anche il presidente della Rai, Marcello Foa, si è espresso in merito affermando che il compenso molto elevato dell'autore tv pone un problema di opportunità nella "Rai del cambiamento rispettosa del canone pubblico", pur nell'ottemperanza di un contratto che scadrà nel 2021.

La battaglia Politica sul caso Fazio si infittisce: giovedì scorso alcuni parlamentari leghisti hanno depositato in commissione di vigilanza Rai una risoluzione per tagliare gli stipendi erogati dalla tv di Stato. I leghisti chiedono che in tre mesi i funzionari di viale Mazzini facciano controlli sul personale dirigenziale non giornalistico per eliminare sperequazioni retributive, e nel caso pongano termine ad alcuni contratti.

Chiedono, infine, che sia fissato un tetto retributivo per artisti sulla base anche degli ascolti e della pubblicità e conforme alle esigenze aziendali. In termini meno formali, il vicepremier Salvini ha detto che "il compagno Fazio è libero di fare campagna elettorale per la sinistra con soldi suoi, non con quelli degli italiani".

E che se parla sulla tv pubblica, pagata con soldi pubblici, "con uno stipendio di milioni di euro pubblici dovresti portare rispetto a tutti i 60 milioni di italiani non solo alla minoranza di sinistra".