Il caso Sea Watch riesce nell’impresa di ricompattare il governo gialloverde. La decisione della capitana della nave Sea Watch 3, la tedesca Carola Rackete, di violare il divieto di entrare in acque italiane allo scopo di ‘salvare’ i 42 migranti che ospita a bordo, vede schierarsi sulle stesse identiche posizioni sia il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Se le dichiarazioni rilasciate dal leader della Lega non stupiscono per la loro durezza (Salvini invoca l’intervento dei magistrati e non ci pensa proprio ad aprire il porto di Lampedusa), sono le parole di Conte, pronunciate di fronte ai giornalisti che lo hanno seguito a Osaka in Giappone in occasione del G20, a destare interesse. Il Premier in quota M5S, solitamente posato nelle sue uscite pubbliche, senza dimenticare il suo proverbiale self control britannico, e senza fare mai il suo nome, giudica la condotta tenuta dalla capitana Rackete “di una gravità inaudita” e si unisce all’alleato di governo nel quasi pretendere che siano i magistrati a scendere in campo in prima persona contro le violazioni compiute dalla Sea Watch.
L’intervento di Giuseppe Conte a margine del G20 giapponese
“Come sempre i casi di emergenza ci spingono ad avere dei dilemmi - dichiara Giuseppe Conte di fronte ad un nugolo di giornalisti giunti dall’Italia in Giappone che gli chiedono del caso Sea Watch - però qui mi sembra che le cose siano molto chiare. Abbiamo una nave che ha un comandante (Carola Rackete) che si è assunto una grande responsabilità, s’è posto volontariamente in una condizione di necessità, assumendo una grave responsabilità anche con le persone che ha a bordo. Non dovete dimenticare - prosegue il Premier del governo M5S e Lega rivolto ai cronisti presenti - che la Sea Watch 3 staziona in acque internazionali da diversi giorni e addirittura il 15 giugno è stato emesso un provvedimento da parte del Ministro dell’Interno italiano, di concerto con il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta e con quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Un provvedimento che vieta l’ingresso, la sosta e l’approdo nelle nostre acque territoriali”.
‘Ora la questione è nelle mani della magistratura’
Ma la furia controllata di Giuseppe Conte contro Carola Rackete non si è ancora sfogata del tutto. “Quindi mi chiedo - insiste il capo del governo in quota M5S - ma dopo il 15 giugno, questo comandante che di fronte a questo divieto ha continuato a insistere, ritenendo che solo l’Italia sia un approdo, mantenendo da oltre dieci giorni delle persone in queste condizioni, ha assunto una condotta veramente di una gravità, io reputo, inaudita. Ora la questione - questa la soluzione proposta - è nelle mani, non tanto del governo italiano, ma della magistratura.
Fermo restando che abbiamo già assunto iniziative formali anche sul piano diplomatico. Abbiamo mandato il nostro ambasciatore nei Paesi Bassi a parlare con i rappresentanti del governo, io incontrerò anche il Premier Rutte e inviterò il governo olandese a valutare i comportamenti di una nave che batte bandiera di quella nazione”. Un giornalista gli domanda se i 42 migranti a bordo della Sea Watch sbarcheranno in Italia. “È competenza a questo punto non della politica - ribadisce deciso il Premier - ma della magistratura la quale, immagino, di fronte a una palese violazione di un provvedimento e delle regole internazionali, adesso disporrà le proprie iniziative. Io dico soltanto che, nel momento in cui in Italia si dispone - e il governo credo ha tutta la legittimità per stabilirlo - che si arriva solo in modo regolare, dobbiamo tutti rispettare questo. Qualunque comandante del mondo deve rispettarlo”.