Nella puntata di questo 19 giugno di "Otto e mezzo" su La7, ospite di Lilli Gruber è stato il noto esponente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, alla prima uscita televisiva dopo le elezioni europee. L'ex deputata pentastellato ha parlato a tutto tondo della fase Politica attuale.

L'analisi di Di Battista sulla crisi elettorale del M5S

Di Battista ha esordito dicendo: "Sono ancora un attivista del M5S, ho il diritto e il dover di dire la mia dopo tanti anni di impegno. Noi del M5S siamo brave persone, il libro che ho scritto è un atto d'amore verso il Movimento e verso di Di Maio, che è assolutamente un mio amico e c'è un bel rapporto.

Governare è estremamente difficile, ma andare al Governo è un mezzo per risolvere i problemi. Che Italia avremmo se il M5S non fosse al Governo? Me lo chiedo spesso".

L'ex parlamentare ha poi proseguito: "Questa legge elettorale è stata fatta contro di noi. Se andiamo a destra o andiamo a sinistra comunque perdiamo voti. Questo era prevedibile per una forza come la nostra che è post ideologica e di rottura. Così come era evidente che il primo anno sarebbe stato complicato. Noi mica siamo come gli altri squali della politica che fanno tattiche e strategie parlamentari (...) Ci vuole del tempo affinché le cose che abbiamo fatto diano dei risultati. Di Maio non è né stupido né inesperto, ma ha scelto due ministeri utili a garantire dei diritti, ovviamente ci vuole del tempo.

Non siamo come Salvini che fa campagna elettorale nel breve termine. Anche se dovessimo scendere al 3% non sarei triste se dovessi vedere gente in giro che sta meglio grazie alle nostre politiche".

Di Battista su immigrazione e accoglienza: 'Investiamo nel diritto di stare a casa propria'

Particolarmente eloquente è stata la riflessione di Di Battista su immigrazione e accoglienza: "Salvini non è un fascista, è un conformista.

Anziché 'Prima gli italiani' ora va a Canossa a incontrare Trump. (...) Xenofobia e razzismo dilagano in tutto il mondo, lo si può evitare solo ricostruendo uno stato sociale smantellato dalla sinistra negli ultimi anni, non certo accusando Salvini (...) I fenomeni migratori non li ritengo positivi, ho studiato questi temi e penso che si debba investire nel sacrosanto diritto a stare a casa propria.

E' sbagliato che le ONG puntino sempre ai porti italiani, quasi per farsi pubblicità. I problemi vanno affrontati alla radice, serve una politica estera diversa da questa".

Prima di precisare: "Se avessi voluto fare il ministro lo avrei potuto fare, ma ho fatto altre scelte anche familiari".

'Salvini sta provocando il M5S per rompere, se cade Governo e si va a votare mi candido al 100%'

L'ex deputato romano ha poi aggiunto: "Io mi immagino questo Paese senza il M5S. Noi dobbiamo tenere la barra dritta su tutti i singoli provvedimenti. Il fatto che Trump abbia chiesto il TAP a Salvini dimostra che è solo negli interessi degli USA, in chiave anti-russa: io sono contrario radicalmente a un'opera del genere.

Io voglio le opere, ma solo quelle positive".

Riguardo alle intenzioni di Salvini, dice: "Ho la sensazione che lui stia costantemente provocando il M5S per trovare un pretesto, perché ha il suo partito che lo spinge a rompere, in quanto potrebbe passare elettoralmente all'incasso. Io considero questo un comportamento anti-italiano, perché i parlamentari devono fare l'interesse del Paese e non del proprio partito. Il Movimento invece deve essere lineare, dicendo dei Sì e dei No. (...) Mi auguro da cittadino che il governo non cada, se Salvini vuole far cadere il governo per ragioni elettorali trovando un pretesto sono affari suoi, io lo racconterò a destra e a manca"

Con un'altra stoccata al leader della Lega: "Sulla Flat-tax vorrei chiedere a Salvini: Dove trovi questi soldi?

(...) Viviamo un momento economico drammatico. I mini-bot invece possono essere positivi. Ora serve la spesa pubblica, come fece Roosevelt dopo il 1929, io sono favorevole a una Manovra in deficit".

Riguardo al futuro politico del Paese, specie riguardo all'eventualità di elezioni anticipate, ha affermato. "Sì. Mi candiderei al 100%. Lo farei a Roma". Poi si è speso a favore di una deroga per la regola interna del tetto dei due mandati, che taglierebbe fuori proprio Di Maio e altri parlamentari già eletti due volte in Parlamento, affermando: "Se si vota a fine Legislatura la regola deve rimanere, se invece si vota a breve chiedo di non contare questa legislatura perché sarebbe durata poco più di 1 anno (...) In tal caso Luigi Di Maio sarebbe il capo politico, per altri 3 anni, mentre Conte non so se voglia candidarsi".