Torna la polemica sugli striscioni. Stavolta la Digos impedisce di srotolarne uno indirizzato a Salvini e Di Maio. Tutto è avvenuto nel gazebo della Uil, in Piazza del Popolo a Roma. Le forze dell'ordine hanno spiegato che non si è valutato se il contenuto dello striscione incriminato sia offensivo, ma è stato ritenuto che esso fosse "lesivo del decoro paesaggistico". A smorzare la polemica intervengono direttamente i vicepremier, che affermano di non aver niente contro simili striscioni. In particolare il ministro dell'interno spiega che già nelle scorse settimane ha dato ordine di non rimuovere simili striscioni.

La 'censura' dello striscione

Stavolta è uno striscione di ben 108 metri quadrati a rimanere ben chiuso. La Digos è intervenuta a Piazza del Popolo, nel gazebo della Uil, per evitare che l'enorme cartello fosse srotolato. Esso doveva essere aperto in occasione della manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil sulla questione del rinnovo dei contratti nella Pa, e ironizzava sul fatto che mettersi contro i sindacati porta male.

Dopo tre ore è arrivato un comunicato della Questura, che ha spiegato che non si è trattato affatto di "censura", e che infatti gli agenti non hanno neanche valutato il contenuto dello striscione, bensì si è ritenuto che il grande manifesto potesse essere dannoso per il "decoro paesaggistico".

Quindi è stato anche spiegato che in passato, nello stesso luogo, è stata egualmente vietata l'esposizione di striscioni molto grandi, e dunque questo non sarebbe un caso particolare.

L'infuocata polemica si è però accesa quando Michelangelo Librandi, segretario generale della Uil Fpl, ha raccontato l'accaduto ai giornalisti.

Secondo lui è vero che all'inizio era stato vietato per le sue dimensioni, ma quando poi si è tentato di aprirlo per strada, la Digos sarebbe intervenuta perché si era accorta che era rivolto ai due vicepremier. Pd e Sinistra Italiana hanno subito richiesto chiarimenti, sia al questore che al governo stesso. In particolare Andrea Orlando, vice segretario del Pd, si domanda da quando in Italia sia stato introdotto il "reato di lesa maestà".

Salvini e Di Maio intervengono sulla situazione

A tentare, per quanto possibile, di sedare gli animi, sono intervenuti poi anche i diretti interessati: i vicepremier Salvini e Di Maio. Il leader del Movimento 5 Stelle ha pubblicato su Facebook la foto dello striscione spiegando che non si è mai nemmeno sognato di chiederne la rimozione.

Il ministro dell'interno Salvini invece, già coinvolto in passato in "questioni di striscioni", ha spiegato che si occupa di cose ben più importanti, come mafia e droga, e dunque non ha tempo certo di fare guerre agli striscioni. Aggiunge quindi che ha già dato indicazioni nelle scorse settimane di non rimuoverli (anche perché è evidente che poi, ogni volta, si scatenano critiche ben superiori a quelle che porterebbe l'esposizione degli stessi).