La recente sentenza della Corte di Cassazione che considera reato la commercializzazione dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis, ha scatenato reazioni contrapposte nel mondo politico e culturale italiano. A spiccare tra tutte sono, per diversi motivi, quelle dell’uomo politico del momento, Matteo Salvini, e dell’eterno rocker Vasco Rossi. Il primo ovviamente ha accolto con esultanza la notizia, mentre il secondo ha ribadito per l’ennesima volta la sua posizione favorevole rispetto alla liberalizzazione della marijuana. La decisione delle sezioni unite della Suprema Corte si riferisce alla cosiddetta cannabis light, prodotto legalmente venduto da un paio d’anni in circa un migliaio di esercizi commerciali, sorti come funghi in tutta Italia.

Non si parla nemmeno quindi della cannabis, per così dire, tradizionale, quella considerata una sostanza drogante, con un principio attivo chiamato thc superiore allo 0,5%. Fatto sta che il tema cannabis, legale o illegale che sia, fa discutere.

La sentenza della Corte di Cassazione che vieta la vendita della cannabis light

Sta facendo molto rumore la decisione presa dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, espressa con una sentenza che ha accolto il ricorso di un pm di Ancona contro una precedente ordinanza con cui era stato revocato il sequestro di prodotti derivati dalla cannabis light, fino a quel momento detenuti da un commerciante della zona. La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso, deliberando che non possano essere più venduti infiorescenze, foglie, olio e resine derivanti derivanti dalla pianta in questione, anche se la percentuale di thc contenuta al loro interno fosse inferiore al limite di legge dello 0,5%.

Nella stessa sentenza, a onor del vero, è anche scritto che i venditori di queste sostanze potranno essere denunciati dalle forze dell’ordine come spacciatori, a meno che tali prodotti, parole testuali, “siano in concreto privi di efficacia drogante”. Insomma, quello che accade già oggi, visto che la cannabis in commercio non supera le percentuali di thc consentite dalla legge.

L’esultanza di Salvini e l’indignazione di Vasco Rossi

Insomma, il solito pasticcio all’italiana in cui si incuneano politici e personaggi noti di ogni tipo. Tra le prime reazioni non poteva mancare, ovviamente, quella del leader della Lega Matteo Salvini, il quale ha salutato la sentenza della Cassazione parlando di sentenze che devono essere rispettate e dicendosi convinto che tutte le droghe facciano male, auspicando al contempo che il “divertimento sia sano”.

Di tutt’altro tenore la risposta di Vasco Rossi. Il ‘mostro sacro’ della musica italiana, notoriamente favorevole alla legalizzazione della cannabis, in occasione della conferenza stampa di presentazione del suo ‘Vasco Non Stop Live 2019’, ha commentato la vicenda parlando esplicitamente di “vergogna”. Secondo Vasco, infatti, questa sostanza non dovrebbe essere inserita nella lista di quelle proibite perché “non ha mai ucciso nessuno”, a differenza di altre sostanze più pesanti che “sono assolutamente da vietare”.