Il Mediterraneo ha due navi cariche di migranti che fanno rotta verso il porto di Lampedusa nonostante il divieto del governo italiano. La prima è il veliero Alex della Ong Mediterranea e potrebbe forzare il blocco navale nelle prossime ore dopo aver soccorso oltre 50 migranti al largo delle coste libiche, dopo l'iniziale accordo di farli sbarcare a Malta, poi saltato. Secondo l'intesa con La Valletta l'Italia avrebbe dovuto prendere 50 migranti da Malta se quest'ultima avesse concesso lo sbarco. "Un assurdo scambio di ostaggi", dice Mediterranea, che tuttavia ha inizialmente accettato ponendo delle condizioni al Viminale per affrontare in sicurezza 15 ore di navigazione al limite dell'emergenza sanitaria; condizioni non tutte accettate dal Ministero dell'Interno.

Salvini contro le Ong

Parla di provocazione, Matteo Salvini, per il quale la Ong sarebbe intenta a sottrarsi a qualsiasi forma di controllo, anziché salvaguardare le persone a bordo. Tredici di queste, tra cui un bambino non accompagnato e 4 donne incinte già ieri sono state trasportate su una motovedetta della guardia costiera per essere portate in ospedale e reidratate. Intanto la seconda nave, la Alan Kurdi della Ong tedesca Sea-Eye punta anch'essa verso Lampedusa con 65 migranti a bordo. "Non abbiamo paura di un ministro", fanno sapere, "ci dirigiamo verso il porto vicino più sicuro e deve essere applicata la legge del mare anche quando qualche persona del governo rifiuta di crederci". La Germania intervenga sulla Alan Kurdi, ha scritto Salvini al Ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer.

Alle parole di Salvini ha risposto, per il momento, solo l'armatore del veliero Alex, Alessandro Metz: "Non c'è nessuna provocazione, ma la situazione deve sbloccarsi, altrimenti saremo costretti a far sbarcare i migranti nel porto più vicino, cioè a Lampedusa". "L'imbarcazione non è affatto adeguata per la situazione - continua Metz - ma il veliero rimane qui, non scappiamo.

Alex batte bandiera italiana, noi non abbiamo paura di essere processati".

Continuano le polemiche sul caso Carola Rackete

Intanto continuano a non placarsi le polemiche per il braccio di ferro con la capitana della Sea Watch 3. Carola Rackete, dopo la revoca degli arresti domiciliari è in attesa per l'interrogatorio fissato per il 9 luglio ad Agrigento e torna a parlare su Repubblica dell'incidente avvenuto con la motovedetta della Finanza: "Poteva essere evitato, ma ero molto stanca.

Pensavo che i finanzieri si sarebbero spostati". E sul decreto sicurezza bis afferma: "Abbiamo abbattuto un muro, solo per il fatto che qualcosa è legge, non vuol dire che sia una buona legge. Talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare i diritti umani".