Antonio Di Pietro, prima di diventare politico con il partito de l'Italia dei Valori, ha anche e soprattutto un passato da magistrato. Le cronache italiane lo hanno conosciuto per essere stato in prima linea nell'inchiesta Mani Pulite. Le sue posizioni ideologiche rivelate nel tempo non possono certo essere considerate simili a quelle di Matteo Salvini e della Lega, ma le esternazioni fatte riguardo alla revoca della misura cautelare nei confronti di Carola Rackete fanno, per una volta, stare sulla stessa lunghezza d'onda il Carroccio e Di Pietro.

Questa, però, non è che la conseguenza di un parere tecnico-giuridico dato dall'ex magistrato, da ospite della trasmissione Mediaset Quarta Repubblica condotta da Nicola Porro.

Di Pietro rivela che avrebbe convalidato l'arresto

L'azione di Carola Rackete è oggetto di pareri contrastanti. C'è chi ritiene che aver forzato il blocco navale per far entrare la Sea Watch nel porto di Lampedusa sia stata un'azione che andrebbe giustificata in virtù della necessità di tutelare le condizioni igienico-sanitarie dei migranti a bordo della nave Ong. C'è chi, invece, sostiene che, indipendentemente da tutto, i reati della comandante restino e vadano ritenuti tali. In un certo senso si iscrive a questo club l'ex magistrato Antonio Di Pietro, che dice a chiare lettere di non aver condiviso la scelta del gip di Agrigento di non convalidare l'arresto richiesto dal pm.

"Sul piano tecnico-giudiziario - evidenzia Di Pietro - io avrei convalidato quell'arresto". Lui però mette le mani avanti, sostenendo che le accuse fatte al gip Agrigenti siano fuori luogo: "E' un'ordinanza fatta da una persona in buona fede. Non condivido e deploro le infamie che gli hanno detto contro".

Di Pietro spiega le ragioni

In riferimento a quella che è stata la scelta del gip Di Pietro incalza: "E' un provvedimento da non condividere, fermo restando che io capisco le ragioni umane. Un giudice rispetta ed applica le leggi anche se non gli piacciono". Mette in evidenza che, al massimo, si sarebbe potuta porre la questione all'attenzione della Corte Costituzionale, ma l'arresto sarebbe dovuto essere convalidato.

"Quella persona - prosegue - è stata arrestata per due ragioni: per la violazione di un codice della navigazione o per resistenza a pubblico ufficiale". Di Pietro non nasconde una certa insofferenza rispetto alla scarsa condivisione che avrebbe rispetto al decreto sicurezza di Salvini, ma un togato non può fare a meno dal dargli esecuzione: "Se fossi giudice l'avrei applicata". E poi in riferimento alla gip di Agrigento Alessandra Vella: "Io credo che lei abbia sbagliato, pur rispettandola".