Lo scenario politico attuale si sviluppa su più fronti. Quello che oggi maggiormente interessa le prime pagine dei giornali è ciò che accade attorno al governo, ma resta emergenziale la situazione relativa all'immigrazione e alle Ong che viaggiano nel Mediterraneo. Il caso più spinoso al momento è quello dell'Open Arms, per la quale in molti continuano a gridare la necessità di aprire i porti per ragioni umanitarie. Un punto di vista non condiviso da Diego Fusaro che, con un post su Facebook, ha attaccato in maniera diretta le "sinistre" che mirano a superare l'attuale fase di sbarramento dei porti voluta da Salvini, sottolineando che favorire l'ingresso di immigrati equivale a delineare scenari in cui potrebbero abbassarsi i diritti di tutti.

Fusaro non crede a propositi umanitari

Sono in tanti negli ultimi mesi ad aver manifestato il proprio sdegno nei confronti del governo e di Matteo Salvini in particolare per la scelta di tenere i porti chiusi alle Ong che pattugliano il Mediterraneo a caccia di migranti in balia delle onde su imbarcazioni di fortuna. Il punto di vista del Ministro resta sempre quello di rappresentare il Paese che ha fatto fin troppo per fronteggiare l'emergenza, mentre l'Europa preferiva girarsi dall'altra parte. Quello di Diego Fusaro, invece, si sviluppa principalmente sue binari. Il primo è prettamente socio-economico, poiché un vasto afflusso determinato da porti aperti sarebbe destinato a cambiare alcune logiche che regolano il mercato del lavoro; l'altro, invece, è politico, poiché il filosofo non le manda a dire a quei movimenti politici che lui chiama "sinistre".

Fusaro parla di programma del padronato cosmopolitico

Fusaro definisce le forze che tifano i porti aperti con l'appellativo di "sinistre fucsia arcobaleniche". Il filosofo, inoltre, manifesta un certo scetticismo rispetto all'idea che questo tipo di urlo nasca da un progetto finalizzato da accoglienza ed integrazione. A suo dire, infatti, lo slogan "porti aperti" non è altro che "il programma del padronato cosmopolitico per avere schiavi a basso costo e per abbassare diritti e salari per tutti".

Una frase breve e concisa, ma che sembra lasciar intendere che importare manodopera dall'Africa può, nel lungo tempo, andare a ripercuotersi anche sui lavoratori italiani che rischierebbero di essere equiparati a quanti, spesso extracomunitari e non in regola, finiscono per lavorare in nero. Un punto di vista, quello di Fusaro, che come al solito è destinato a far discutere e che non si caratterizza per avere parole tenere nei confronti della sinistra che predica l'accoglienza quasi a tutti i costi. Il filosofo, dunque, non sarebbe favorevole a una riapertura dei porti.