La questione Sea Watch è salita agli onori delle cronache italiane ed europee alla fine dello scorso mese di giugno. L'epilogo fu senza precedenti, perché la capitana dell'imbarcazione, la giovane tedesca Carola Rackete, decise di forzare il blocco navale italiano sollevando un polverone che ha avuto eco internazionale. Carola, a distanza di qualche settimana, è stata protagonista di una lunga intervista rilasciata all'emittente tedesca Zdf in cui non ha manifestato pentimento per un gesto che le potrebbe far rischiare il carcere in Italia e non ha mancato anche di svelare qualche retroscena relativo a quei giorni in cui fece quelle scelte pur di preservare la vita della quarantina di migranti che aveva a bordo.

Particolarmente rilevante il fatto che da Berlino chiesero che i migranti venissero registrati in Italia, nonostante diverse città fossero pronte ad accoglierli.

Carola Rackete non si è pentita

Carola Rackete, per quanto avvenuto, sarà sottoposta a regolare processo in Italia. Il cumulo delle norme violate potrebbe costargli diversi anni di carcere, sebbene in sede giudiziaria potrebbero, eventualmente, esserle riconosciute svariate attenuanti. Quel che è certo che, però, lei non ha avuto alcun pentimento per i guai a cui rischia di andare incontro. "Le conseguenze - ha detto - mi erano chiare. La priorità per un capitano sono le persone a bordo della nave. Le loro condizioni erano peggiorate e per i medici avremmo dovuto attraccare in porto".

Alla fine, com'è noto, Carola Rackete scelse di approdare a Lampedusa.

Seehofer voleva registrazione in Italia dei migranti

Carola Rackete, nel tentativo di evidenziare, come dalla Germania si fosse levato un importante impegno di solidarietà nei confronti dei migranti, rivela un retroscena che è destinato a far discutere. La capitana, infatti, ha reso noto come diverse città tedesche fossero pronte ad impegnarsi nell'accoglienza.

Da Baden-Wuerttemberg pare, infatti, fosse pronto a partire un bus finanziato da donazioni, ma a stoppare tutto sarebbe stato un permesso che non è mai arrivato. Secondo quanto rivela Carola il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer pare avesse insistito affinché i migranti fossero registrati sul suolo italiano. Una scelta che, naturalmente, ha anche un suo significato che si potrebbe interpretare in maniera tendenziosa, considerato che le attuali norme sui migranti si basano in larga parte su quelli che sono i primi paesi europei in cui viene censito il loro arrivo o la loro presenza in territorio europeo.

Secondo, infatti, quella che è la regola internazionale si parla, non a caso, di "dublinanti" volendo intendere il fatto che i migranti, eventualmente rintracciati in altro paese Ue in un momento successivo, vengono rispediti sul territorio in cui è stato registrato il primo approdo.