Martedì 27 agosto è partito il secondo giro di consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nella giornata di mercoledì, Pd e M5S hanno comunicato al Colle di aver trovato un accordo per la formazione di una nuova maggioranza.

Dopo il colloquio con il Capo dello Stato, il segretario dei dem Nicola Zingaretti ha annunciato così l'intesa raggiunta con i pentastellati: "Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5S di indicare, in quanto partito di maggioranza relativa, il nome del Presidente del Consiglio dei ministri.

Abbiamo altresì confermato risolutamente l'esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità".

Durante il suo intervento, il presidente della Regione Lazio ha anche espresso la necessità di dar vita ad un governo che rappresenti l'inizio di una "nuova stagione civile, sociale e Politica. Intendiamo mettere fine alla stagione dell'odio, del rancore e della paura".

Dunque, da parte del Partito Democratico è caduto qualunque veto intorno a Giuseppe Conte, indicato dai grillini ancora una volta come premier dell'alleanza giallo-rossa.

Luigi Di Maio, che più volte in passato aveva affermato che il M5S non sarebbe mai sceso a patti con il Pd, definito "il partito di Bibbiano", nel discorso tenuto al Quirinale ha ricordato che ormai non esistono più schieramenti di destra o di sinistra, evidenziando che ormai ci sono "solo soluzioni".

Dunque, dopo il suo discorso al Senato, durante il quale ha attaccato duramente il ministro dell'Interno Matteo Salvini, e in seguito alle dimissioni rassegnate al Presidente della Repubblica, Conte si prepara a tornare in sella alla nuova maggioranza M5S-Pd.

Il leader della Lega, raggiunto dal Tg1, ha commentato l'intesa raggiunta da dem e pentastellati che quasi certamente sfocerà in un Conte-bis: "La verità vera - ha affermato il ministro dell'Interno - è che 60 milioni di italiani sono ostaggio di 100 parlamentari che hanno paura di mollare la poltrona.

Qualcuno può dire, questa è la democrazia. Allora non ci si stupisca se la gente non vota".

Matteo Salvini: guerra delle poltrone tra Pd e M5S

Il premier uscente Giuseppe Conte, dopo l'annuncio dell'accordo raggiunto tra Pd e M5S, è stato convocato dal Presidente della Repubblica al Colle per le ore 9:30 di oggi, 29 agosto.

"Il mio un errore?

- ha dichiarato Matteo Salvini al Tg1 in merito alle accuse di essere stato lui l'involontario artefice dell'alleanza giallo-rossa - È così se lo si considera in base alle logiche della vecchia politica. Io non pensavo che ci sarebbero stati dei parlamentari renziani che, invece di andare alle elezioni, avrebbero votato anche per il governo di Pippo e Topolino".

Dopo aver incontrato Sergio Mattarella, il leader della Lega è tornato ad attaccare il Partito Democratico: "Dal Pd non mi aspetto nulla, non cerco coerenza e dignità dove prevale la fame di poltrone".

In merito agli ormai ex alleati pentastellati, il titolare del Viminale ha affermato: "Sto seguendo il dibattito nel M5S, nato per fare la rivoluzione e che ora fa il Governo con i massimi difensori del sistema, il Governo Ursula, telecomandato da Merkel e Macron, con il partito degli intrallazzi e degli inciuci che andava a cena per riformare la giustizia, riorganizzava gli assetti delle banche, quello di Bibbiano e della legge Fornero".

Per Meloni e Berlusconi la strada maestra è il voto

Sulla stessa lunghezza d'onda di Matteo Salvini, anche i leader di Fratelli d'Italia e Forza Italia, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, ritengono che la strada maestra sia quella di un pronto ritorno alle urne.

"Abbiamo ribadito la nostra posizione chiara e semplice - ha dichiarato la Meloni dopo le ultime consultazioni - Per noi l'unico sbocco possibile è il ritorno alle urne. Abbiamo chiesto a Mattarella di valutarlo anche nel caso in cui M5S e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il 'patto della poltrona', che è un inganno".

Silvio Berlusconi si è detto preoccupato in vista di un governo Pd-M5S, definito "una soluzione politicamente sbagliata" e sottolineando che sarebbe il caso di tornare al voto al più presto.