Ieri alla stampa il segretario del Pd Zingaretti aveva annunciato i cinque punti nevralgici dell'eventuale ingresso del PD in un governo con il Movimento 5 Stelle. Punti che non prevedevano nulla di particolarmente spiazzante per gli interlocutori grillini. Oggi però col PD al Colle per le consultazioni del Presidente Mattarella, i Dem hanno continuato ad offrire sostegno al Capo dello Stato per un nuovo governo, ma con tre condizioni nette tra le quali lo stop al taglio dei parlamentari tanto caro a Di Maio ,che lo ha usato giorni fa per attaccare Salvini, reo di aver aperto la crisi prima di completare questa riforma.

Accordo possibile?

Ieri tutto sembrava filare liscio, tanto è vero che anche dai vertici grillini le cinque condizioni di partenza della trattativa Pd-5 stelle usciti fuori dalla direzione PD ed elencati da Zingaretti erano stati accolti come vicinissimi alle idee programmatiche del Movimento.

Centralità del Parlamento, Italia lealmente dentro la UE, rivisitare tutte le politiche migratorie adottate negli ultimi mesi, sostenibilità ambientale e nuove ricette economico sociali. Tutti punti che a dire il vero rappresentavano come dice "Repubblica", un assist al Movimento 5 Stelle. Sempre lo stesso quotidiano però, oggi mette in luce i veri paletti PD alla formazione dell'esecutivo. Vincoli e condizioni molto nette e in netta discontinuità col governo Conte, su cui tra l'altro il PD ha posto il veto come nome per il nuovo Premier.

'Cancellare i decreti sicurezza'

Stamattina al Colle la delegazione del PD ha proposto le sue condizioni circa la nascita di un governo col Movimento 5 Stelle. Rispetto a ieri ed a quanto fuoriuscito dalla direzione, che per acclamazione ha dato il via libera a Zingaretti di trattare sulla base dei 5 punti sopra descritti, oggi il PD avrebbe marcato il campo.

Se nuovo corso deve essere bisogna prendere le distanze dal governo giallo-verde di questi 14 mesi di legislatura: è necessario dunque per il PD che il Movimento 5 Stelle faccia un passo indietro sul decreto sicurezza voluto da Salvini. Inoltre occorre trovare un accordo sulla legge di Bilancio e sui suoi contenuti fin da subito.

Infine, il paletto più opprimente per Di Maio e grillini, sarebbe lo stop al progetto di riduzione del numero dei parlamentari. Un provvedimento importante per i pentastellati, a tal punto che tra le prime accuse mosse agli ex alleati leghisti ed a Salvini c'era proprio il fatto che la crisi di governo voluta dalla Lega avrebbe bloccato quella riforma.

Anche se su questo aspetto, come precisa una nota dei dem, la riduzione del numero dei parlamentari sarebbe accettata dal Pd se inserita in una riforma più ampia delle istituzioni è legata anche a una modifica della legge elettorale.

Gli strascichi dentro al PD

I punti che Zingaretti e la delegazione PD ha proposto oggi sembra abbiano lasciato strascichi interni in seno al PD, con i renziani che contestano il fatto che di essi non si era parlato ieri in direzione.

Trovare una quadra con i Cinque Stelle alla luce di questi aut-aut appare adesso più complicato. Gia sul nome del Presidente del Consiglio la linea era differente, coi grillini che vorrebbero fosse espressione del Movimento e col PD che chiede invece un nome condiviso e figlio di una intesa. Una situazione ingarbugliata a cui probabilmente si avrà risposta dopo le ore 17, quando toccherà al M5S salire al Colle dal presidente Mattarella.