Zingaretti e Di Maio continuano a lavorare senza sosta per un'intesa di governo da certificare di fronte al Presidente della Repubblica, ma a 24 ore dal nuovo (e ultimo) giro di consultazioni al Quirinale non mancano segnali di tensione tra i M5S e Pd. Se la base “dem” non sembra soffrire l'idea di un avvicinamento al Movimento di Grillo e Casaleggio, lo stesso non si può dire per attivisti e simpatizzanti 5 stelle, in buona parte scettici se non del tutto contrari all'ipotesi di accordo con gli ex nemici Renzi e Boschi.

Zingaretti e Di Maio trattano, ma il M5S si spacca

Sono stati giorni difficili, per il gruppo dirigente pentastellato, quelli seguiti all'ufficiale annuncio del tentativo di proseguire la legislatura con una diversa maggioranza rispetto alla precedente, rotta in prossimità di Ferragosto dall'iniziativa unilaterale di Matteo Salvini non senza il colpo di scena del ritiro all'ultimo momento della mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte.

Le varie “anime” del M5S faticano a trovare una linea comune, anche se il mandato a trattare per Luigi Di Maio ha avuto piena legittimazione sia dai gruppi parlamentari che dal “garante” Beppe Grillo, quest'ultimo favorevole al nuovo corso del suo Movimento.

Nemmeno le voci storicamente più ostili ai democratici come Di Battista e Taverna, tuttora dichiaratamente tiepidi sul rapporto con il PD, al momento hanno rappresentato un serio ostacolo al progetto di svolta a sinistra: il vero problema rimane l'opinione dello “zoccolo duro” di elettori inferociti per quello che a molti appare come un tradimento della storia e dei valori del 5 Stelle.

Governo, prove d'intesa tra Zingaretti e Di Maio

Diverso il discorso che riguarda l'ex giornalista Rai Gianluigi Paragone e il consigliere regionale del Lazio Davide Barillari, entrambi pronti a farsi da parte abbandonando i propri incarichi in caso di accordo con i dem. E in questa chiave, non aiutano né le condizioni poste da Zingaretti alla formazione del governo e cioè il no a Conte e agli altri nomi “di peso” in quota M5S dell'esecutivo uscente, né il rinnovato protagonismo di Matteo Renzi, ispiratore a sorpresa della mano tesa a Di Maio in chiave anti-Salvini e punto di riferimento dei gruppi parlamentari democratici sia alla Camera che al Senato.

L'ostentato ottimismo delle ultime ore di Nicola Zingaretti, intenzionato a “difendere l'Italia” mettendo al centro dell'azione politica “ambiente, lavoro, infrastrutture e Mezzogiorno” nell'ambito di un “programma condiviso e comune” lascia comunque intendere una strada in discesa per la trattativa. Ma non è detto che l'ultima parola prima della “fumata bianca” (o nera) spetti al segretario nazionale del PD.