"Conte? È ancora il mio premier". A dichiararlo, a sorpresa è il ministro dell'interno Matteo Salvini. Il leader della Lega dalla Toscana ha lanciato anche nuovi segnali di apertura al M5S, ma i pentastellati, a questo punto, sembrano non voler sentire ragioni. Luigi Di Maio ha ribadito la sua delusione: "Mi ero fidato di lui". Beppe Grillo, invece, nella sua villa di Marina di Bibbona ha riunito lo stato maggiore del M5S per decidere "le prossime mosse". E, non esclude un'apertura al Pd.

'Conte è ancora il mio premier'

In attesa di scoprire cosa accadrà in Senato domani, martedì 20 agosto, il ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha ribadito prima durante una diretta Facebook e poi dalla Versilia che o si torna alle urne o ci si rimette al tavolo (e al lavoro) con il M5S.

In serata da Massa Carrara, il leader della Lega ha anche rilanciato, dichiarando che i suoi ministri sono pronti - per combattere per il futuro dell'Italia - anche a lasciare le poltrone. "La Lega - ha precisato - non è in vendita. Le poltrone servono solo fino a quando si possono fare le cose".

Qualche ora, prima, dal festival della Versiliana - nella vicina Marina di Pietrasanta (Lucca), Salvini aveva ripetuto nuovamente che la via maestra da percorrere è il voto. Poi, duro, aveva dichiarato; "Siamo in mano ad una trentina di renziani, dei senatori di una parte del Pd che nessuno voterebbe più". Quindi, riferendosi ad una possibile alleanza tra M5S-Pd, ha concluso che sarebbe un governo degli sconfitti e un governo del genere rappresenterebbe "una truffa per l'Italia e gli italiani".

" Il leader della Lega, sottolineando che sta dando "anima e vita" per offrire "un governo serio a un popolo serio" ha affermato che si aspetta un sussulto di coscienza e di dignità dalla maggioranza dei parlamentari, ma che sarà compito del presidente Mattarella valutare "i governi Arlecchino".

Matteo Salvini ha anche parlato delle attese comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

"Voglio ascoltare le sue parole senza pregiudizi - ha spiegato - in questi giorni abbiamo avuto solo un rapporto di tipo epistolare, ma è ancora il mio premier. Magari mi stupisce". Il sottosegretario leghista, poi, dopo aver ricordato che il suo telefonino è sempre acceso ha escluso le sue dimissioni: "Non darò ai compagni la soddisfazione di lasciare gli Interni.

Difenderò l'Italia con le unghie e con i denti".

L'incontro nella villa di Grillo

Sempre ieri, Beppe Grillo, garante del M5S, ha riunito nella sua villa di Marina di Bibbona le anime dei Cinque Stelle per valutare gli sviluppi politici in corso. All'incontro erano presenti Luigi Di Maio, Davide Casaleggio (che in teoria non ha alcun ruolo politico), il presidente della Camera Roberto Fico, la senatrice Paola Taverna, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva (rispettivamente capigruppo di Senato e Camera) e Alessandro Di Battista. Sebbene i vertici pentastellati - non è un mistero - abbiano idee contrapposte relativamente alla strategia da adottare, in una nota, è stato precisato che tutti i presenti hanno concordato nel definire il ministro Matteo Salvini un interlocutore inaffidabile e non più credibile.

Di Maio, dopo aver lavorato per mesi con il leghista, deluso ha aggiunto: "Mi ero fidato di lui. Nessuno più di me ha perso stima". Beppe Grillo, in un video girato per i suoi ha poi affondato il colpo ed ha parlato di "pugnalata". Fingendo, una telefonata con Umberto Bossi gli ha domandato se anche lui considerasse il vicepremier leghista un uomo che poteva contare un livello media di intelligenza, però leale. La risposta del Senatùr è stata una sequenza di parolacce...

Il "problema" per i pentastellati - tutti uniti contro Salvini - non è la Lega, ma il ministro dell'interno. Tutti, sostengono che dopo che ha provocato la crisi di governo sia impossibile parlare con lui e questo, per il M5S è un vero peccato in quanto, come indicato da molti nel Carroccio ci sono altri interlocutori possibili..

Grillo, però a differenza dei suoi vorrebbe un accordo con il Pd - un vero e proprio patto di governo -, che consenta di mantenere come premier Conte. Questa soluzione però non convince Di Maio che in più di un'occasione ha precisato che nessuno dei Cinque Stelle si siederà mai al tavolo con Matteo Renzi.