L’annuncio con cui l'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi abbandonerà il Pd creando un suo movimento dovrebbe giungere già questa sera. Rispetto alle ipotesi più accreditate in queste ultime giornate, che davano l'appuntamento della Leopolda come quello in cui Renzi avrebbe portato a termine il suo allontanamento dal Pd, l'accelerata sarebbe invece imminente.

L' 'Huffington Post' con un editoriale del suo direttore Alessandro De Angelis ipotizza addirittura l'orario dell'annuncio: stasera 17 settembre, intorno alle ore 18, quando canonicamente parte la registrazione del programma di Rai Uno, "Porta a Porta".

Sarà proprio nel salottino di Bruno Vespa che quindi Renzi dovrebbe portare a compimento la scissione dal Pd, con l'annuncio della costituzione dei gruppi parlamentari autonomi.

I perché di Renzi

Dal 18 ottobre, a Firenze, si terrà il consueto appuntamento della 'Leopolda'. Tutto lasciava pensare che se davvero Renzi avesse voluto fuoriuscire dal Pd, lo avrebbe fatto proprio durante la kermesse Politica di Firenze. Durante tale appuntamento, quindi, Renzi si limiterebbe a verificare invece solo il numero dei partecipanti, per vedere quanti sono andati con lui e quanti sono rimasti nel Pd. Probabilmente il motivo dell'accelerata è scaturito anche dalle fratture che Renzi ha avuto con Guerini e Lotti, ex renziani che secondo molti si sarebbero avvicinati alla corrente del Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Anche lo storico braccio destro renziano Luca Lotti dovrebbe rimanere invece nel Pd.

Chi seguirà l'ex Premier in questa nuova avventura

L'idea che trapela è l'immediata formazione dei gruppi in Parlamento. Ma al Senato, dove tra l'altro Renzi siede, nel regolamento c'è una postilla che non permetterà di creare un nuovo gruppo parlamentare.

Non è infatti possibile a Palazzo Madama costituire gruppi di partiti che non si siano presentati alle elezioni. In questo caso la soluzione per Renzi e per chi deciderà di seguirlo è quella di confluire nel gruppo misto. A quanto pare Marcucci, renziano doc, e attuale capogruppo Pd in Senato, dovrebbe restare nel partito.

In questa "pazza estate" politica, con una crisi aperta a ferragosto da Salvini, con la strana alleanza PD-M5S e con un Premier che resta al suo posto nonostante la maggioranza sia cambiata, nascerebbe un'altra anomalia.

In pratica un gruppo di parlamentari se ne va da un partito, ma continua a controllarlo, questo almeno è ciò che sottolinea bene il direttore De Angelis su Huffington Post, dove ipotizza i nomi dei parlamentari che potrebbero lasciare il Pd seguendo Renzi. Intanto però al quotidiano romano "Il Messaggero" l'ex premier ha ribadito di non voler dissanguare numericamente il Pd, ribadendo il concetto che il governo non corre alcun rischio, perché nonostante la fuoriuscita dal Partito Democratico continuerà ad appoggiare il Conte bis. Questo anche alla luce del fatto che Renzi ieri sera ha telefonato al Presidente Conte per tranquillizzarlo da questo punto di vista.

Secondo l'Huffington Post, Giacchetti e Boschi, tra i più attivi renziani sul palcoscenico del Parlamento, saranno i primi due che formeranno alla Camera il gruppo parlamentare che farà capo a Renzi.

Anche Ettore Rosato è pronto ad entrare in squadra. Il regolamento della Camera dice che per formare un gruppo parlamentare autonomo occorre avere almeno 20 deputati. C'è chi parla addirittura di una campagna di convincimento già iniziata da parte dei renziani, che cercherebbero di raggiungere la quota anche recuperando dissidenti di altri partiti, magari da Forza Italia.

Tra i fedelissimi di Matteo Renzi intanto ci sono Francesco Bonifazi, Davide Faraone, Teresa Bellanova e Nadia Ginetti. La Bellanova è stata da poco nominata ministro dell'Agricoltura, ma molti critici credono che a Renzi non sia andata giù la spartizione delle cariche di sottosegretari e Viceministri di queste ultime ore.

Governo al sicuro?

Secondo le prima indiscrezioni, ma il condizionale in questi casi è sempre obbligatorio, i deputati che dovrebbero già aver confermato di essere con Renzi sono 13, fra loro Luciano Nobili, Anna Ascani e Michele Anzaldi. Inoltre ci sono quelli vicini alla Boschi, cioè Silvia Fragolent, Luigi Marattin, Mattia Mor e Marco Di Maio. Probabili scissionisti anche Ivan Scalfarotto, Gennaro Migliore e Luca Annibali. Nonostante le conferme da Renzi in persona circa l'impatto che il suo gruppo avrà sulle dinamiche del nuovo governo, che non dovrebbe avere ripercussioni, l'operazione che sta per nascere non va sottovalutata. Oltre che il dopo-Mattarella, con la prossima elezione del Presidente della Repubblica nel 2022, questa legislatura nominerà i vertici di Enel, Eni e Poste Italiane e di vari enti che rinnovano i CDA.

Numerosi o meno che siano, gruppi parlamentari che non fanno capo ne a Di Maio ne tantomeno a Zingaretti potrebbero essere decisivi, visti i risicati numeri su cui si muove la maggioranza in particolare al Senato.