L'accordo sul nucleare sottoscritto a Parigi tra le più grandi potenze mondiali sembra ormai lontano anni luce. Inutili gli sforzi della Francia che, attraverso il Presidente Emmanuel Macron, ha giocato il ruolo di mediatore tra USA e Iran. Oggi lo scenario è diverso, più vicino alla guerra che al vertice tra Rouhani e Trump, annunciato nei giorni scorsi proprio da quest'ultimo. Ad alimentare la tensione tra i due Paesi è stato sicuramente anche il recente attentato ai pozzi di petrolio sauditi.

Missili e droni sui pozzi di petrolio dell'Arabia Saudita

Non è passato molto tempo da quando il Presidente USA parlava di un possibile incontro col suo omologo iraniano a New York. Oggi quel vertice sembra già quasi impossibile, visto che Washington, attraverso il Segretario di Stato Mike Pompeo, ha accusato Teheran dell'attacco di droni subito dall'Arabia Saudita. Il Ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, ha giudicato false le accuse e giudicato un "pretesto per future rappresaglie" l'accusa degli USA. Un scontro senza fine dunque che, con l'attacco all'impianto saudita di Abqaiq, si sta facendo sempre più allarmante. L'impianto di Abqaid rappresenta infatti il centro del sistema energetico saudita e, secondo fonti appartenenti all'amministrazione americana, menzionate comunque da New York Times e ABC, ai due droni che hanno colpito i pozzi sauditi si sarebbero aggiunti anche una dozzina di missili.

Gli attacchi provenienti dal confine con lo Yemen sono stati a decine nell'ultimo periodo; quest'ultimo è stato appunto rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen e, secondo le immagini del satellite fornite dagli USA, i droni sarebbero partiti dal nord dell'Arabia Saudita, dunque dall'Iran o dall'Iraq.

Dichiarazioni bellicose

L'America descrive i ribelli Houthi come una "creatura di Teheran", che troverebbero il favore e l'appoggio dell'intelligence iraniana. Sarebbe quest'ultima a fornire loro tecnologia e obiettivi da colpire. I ribelli Houti, invece, sostengono di essere indipendenti e anzi di trovare aiuto e informazioni proprio nell'intelligence saudita.

Così, mentre Brian Cook scrive sul Wall Street Journal che l'Iran vuole fare dell'Arabia Saudita un nuovo Libano, intanto volano affermazioni tanto allarmanti quanto bellicose. Trump: “Siamo pronti, con le armi cariche”; Pompeo (Segretario di Stato Usa):“Teheran è dietro quasi 100 attacchi all’Arabia Saudita, mentre Rouhani e Zarif pretendono di impegnarsi nella diplomazia”; Lindsay Graham (senatore repubblicano): “Il regime iraniano non è interessato alla pace, sta anzi perseguendo armi nucleari e dominio regionale”.La Repubblica islamica e i Guardiani della rivoluzione (organo militare iraniano istituito dopo la rivoluzione islamica del 1979) fanno sapere che sono pronti ad una "guerra totale" contro gli Stati Uniti, inoltre fanno notare che le basi Usa sono a circa 2000 km di distanza, quindi raggiungibili per i missili di Teheran.