Matteo Renzi sembra molto vicino a dare il suo addio al Partito Democratico: a circa un mese dall'appuntamento della Leopolda a Firenze circolano voci di un possibile nuovo partito guidato dall'ex premier. Alla Camera Ettore Rosato sta conducendo trattative col Gruppo Misto e con alcuni deputati di Forza Italia più vicini a posizioni anti-salviniane, come l'ex ministro Mara Carfagna. Nel frattempo il resto del partito è contrario alla scissione e si appella all'unità.

Le mosse di Renzi

Matteo Renzi potrebbe lasciare il Pd e dar vita ad un nuovo partito: al momento però di questo non preferisce parlare e rimanda alla Leopolda in cui si parlerà di Politica nazionale.

Per il momento ci sono 18 deputati e 6 senatori renziani pronti a seguire l'ex premier nel nuovo progetto politico: la nascita del governo giallo-rosso infatti potrebbe non averlo soddisfatto pienamente, ed è forse anche per questo, sottolinea il Corriere della Sera, che Renzi ha deciso di accelerare i tempi per il nuovo partito. L'ex segretario del Pd infatti sembra non riuscito nel suo intento prefissato, quello di far nominare 5 tra viceministri e sottosegretari, visto che alla fine sono stati nominati solo due, Anna Ascani, e Ivan Scalfarotto.

Per poter dar vita ad un nuovo gruppo parlamentare comunque servirebbe il consenso di un minimo di 20 deputati. Sempre secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Renzi conterebbe sull'appoggio di diciotto deputati: a trattare ci sarebbe Ettore Rosato, vicepresidente della Camera, che sta mediando tra il Gruppo Misto e i deputati anti-Salvini, come Mara Carfagna di Forza Italia.

Ed è proprio quest'ultima ad essere uno degli interlocutori principali. Nel fronte degli scissionisti che seguirebbero Renzi ci sono tra gli altri anche l'ex ministro Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore, Roberto Giachetti, Luigi Marattin e Ivan Scalfarotto.

Il resto del Pd

All'interno del partito intanto il segretario Nicola Zingaretti non sembra digerire le mosse di Renzi, ed ha commentato con queste parole le voci di una possibile scissione interna: “Spero di no perché un Pd unito serve alla democrazia italiana e alla stabilità del governo“.

E, in occasione della festa dell’Unità di Torino ha aggiunto che serve un partito del tutto nuovo e che sappia rifondarsi. Infatti sarebbe un errore molto grave dividersi proprio ora e dice che non è il momento di ricominciare con i tormentoni su chi deve rientrare nel partito. La priorità per Zingaretti sono i programmi e le cose che bisogna fare per il bene dell'Italia.

Anche il ministro della cultura Dario Franceschini è contrario alla scissione di Renzi e dei renziani e qualche giorno fa aveva detto all'ex premier :“Il Pd è casa tua, non spacchiamo il partito”. E anche David Sassoli si dichiara contrario, visto che nel partito ci sono molte sensibilità e in questo modo "non mi sento più libero". Dello stesso avviso il vicesegretario Andrea Orlando che sottolinea come il partito dovrebbe "discutere di come governare, non di come e se dividersi".