Carlo Calenda, intervenuto alla trasmissione Di Martedì su La7, ha affermato che lo Stato italiano da qualche anno a questa parte ha iniziato a percorrere una strada che non va nella direzione giusta, investendo le magre risorse disponibili sulle pensioni e spendendo molto di più degli altri Paesi europei, invece di spostare il focus su sanità e scuola, settori decisamente più importanti per il benessere in un paese civile.

Parlando del cuneo fiscale, ha aggiunto: "Con gli stessi importi si poteva azzerare del tutto la voce 'Tasse' per tutti i giovani fino a 25 anni, e ridurle della metà per quelli da 25 a 30", lasciando intendere che uno Stato che non investe sui giovani non può sperare di crescere, né di uscire dal default nel quale si trova da tempo.

L'unica voce che figura nella manovra economico-finanziaria attuale riguardante la sanità, è quella che prevede l'annullamento del superticket che costerà 160 milioni solo l'anno prossimo. Si tratta di quell'importo aggiuntivo che le Regioni possono aggiungere al costo di una prestazione sanitaria a loro discrezione. L'effettiva realizzazione di questa iniziativa, però, è rimandata a settembre 2020, dunque quest'importo sarà ancora presente sulle impegnative per un anno.

La legge di bilancio 2019/2020 passerà alla storia come una manovra insipida, senza infamia e senza lode, per due motivi principali: il primo è la carenza sostanziale di fondi, dovuta alla necessità obbligata di evitare le clausole di salvaguardia (salite purtroppo a 23 miliardi di euro) che hanno lasciato un margine davvero molto stretto per operare.

Il secondo motivo è la compagine governativa, composta da due elementi distanti tra loro che hanno faticato moltissimo per stendere un testo comune. Si potrebbe aggiungere anche una terza ragione, ossia l'incognita dell'Unione europea che deve concedere all'Italia la possibilità di utilizzare 14,5 miliardi in deficit. La speranza resta quella di ricominciare a crescere, altrimenti questo denaro in più più sarà un ulteriore elemento da sterilizzare nella manovra del prossimo anno.

Diego Fusaro boccia la finanziaria

Intervenuto al programma televisivo di La7 Coffe Break, il filosofo Diego Fusaro alla domanda "Che cosa ne pensa di questa manovra?", ha risposto: "Tutto il male possibile". Le ragioni sono ancora da ricercare nell'inconsistenza di una serie di operazioni volte a diminuire la pressione fiscale per i lavoratori dipendenti, soffocate però da copiosi aumenti: l'imposta catastale sul trasferimento di proprietà degli immobili passa da 50 a 150 euro, la cedolare secca sugli affitti dal 10% al 12,5%, viene eliminata la flat-tax da 65.000 a 100.000 euro di reddito, da gennaio parte la nuova Digital Tax del 3%, aumentano le imposte sull'intrattenimento e sulle sigarette, nasce la tassa sulla plastica.

Anche le esenzioni dei buoni pasto dalla dichiarazione dei redditi saranno ritoccate, con conseguente abbassamento dell'importo consentito per la detrazione.

Carlo Cottarelli ha dichiarato esplicitamente: "Anche con questa manovra le spese aumentano e le tasse salgono - nel suo intervento a Di Martedì - e gli impegni vengono rimandati al prossimo anno".

Nicola Porro: 'È uno scempio nei confronti di chi guadagna di meno'

Nicola Porro ha definito questa manovra "uno scempio" che in questa fase non è ancora emerso, ma che purtroppo prossimamente sarà evidente soprattutto per le attività che guadagnano di meno e che si vedranno costrette a tutta una serie di adempimenti costosi che incideranno ancora di più su una situazione già complicata: "Io vorrei un'Italia in cui non vengano considerati disonesti il 90% degli italiani", ha aggiunto il giornalista romano a Stasera Italia.

Anche Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, non ha usato mezze misure nel parlare di una legge di bilancio "da incubo" perché aumentano le tasse di un Paese che ha già un'imposizione fiscale tra le più alte d'Europa.