Emergono dettagli importanti in merito ai rapporti tra i servizi segreti e il premier Giuseppe Conte in merito al caso Russiagate. Secondo il Corriere della Sera emerge infatti una lettera dello scorso giugno inviata al premier dall'ambasciatore italiano a Washington. E nel frattempo Fox News accusa il premier Conte di aver fornito informazioni riservate agli Usa negli scorsi mesi. E inoltre il rapporto di William Barr potrebbe fornire nuove e clamorose sorprese sui rapporti tra i servizi di intelligence italiani e gli Stati Uniti.

La lettera di Barr e la smentita di Fox News

Lo scorso 17 giugno il ministro della giustizia Usa Wililam Barr avrebbe inviato al governo italiano una richiesta per verificare il ruolo svolto dal personale statunitense in servizio in Italia, senza mettere in discussione il ruolo svolto dalle autorità italiane e la loro collaborazione. La lettera è stata invita direttamente al Premier Conte dall'ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera non ci sarebbero stati passaggi intermedi con il Ministero degli Esteri, e Conte avrebbe autorizzato ai colloqui il capo del Dis, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Gennaro Vecchione.

A rendere più complicato il quadro ci pensa anche l'emittente statunitense Fox News che ha smentito la versione del premier Conte, che qualche giorno fa, al Copasir, ha assicurato di non aver fornito agli Usa "alcuna informazione riservata".

Secondo l'emittente statunitense però, durante uno dei due incontri tenuti a Roma ad agosto e settembre, il ministro Barr e il procuratore John Durham avrebbe raccolto nuove informazioni per portare avanti la contro inchiesta sul Russiagate. E dopo avrebbero deciso di allargare il raggio dell'inchiesta sull'indagine Fbi del 2016 sulle collusioni con il paese russo.

Ciò fa capire come le rivelazioni non sono affatto terminate. E il rapporto finale di Barr, che potrebbe essere pubblicato entro alcune settimane, potrebbe fornire nuove quanto clamorose sorprese.

Sospetti sull'agente dell'Fbi

Nell'attenzione degli Usa c'è un agente dell'Fbi che lavorava a Roma nel 2016: durante i suoi colloqui il ministro Barr avrebbe chiesto di verificare i rapporti dell'intelligence con Joseph Mifsud, docente che fornì per primo allo staff del presidente Donald Trump l'esistenza di e-mail compromettenti di Hilary Clinton possedute dai russi.

E fu così che proprio l'Fbi iniziò a indagare sui rapporti tra il presidente e i russi durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2016. Il sospetto di Barr è che Mifsud potrebbe aver vestito i panni della talpa, al fine di screditare Trump.

Se il Premier Conte sostiene di non aver trovato nulla dopo aver effettuato le verifiche, Barr non è della stessa opinione, e ora si dovrà capire quanto avvenuto tra il 17 giugno e il 27 settembre. Il capo del Dis Vecchione dovrà riferire al Copasir su chi ha chiesto di fare quel tipo di verifiche, e anche sul loro esito: lo stesso Vecchione infatti avrebbe chiesto verifiche ai i direttori di 2 agenzie di intelligence, l'Aise e l'Aisi.

Insieme ai capi di queste agenzie avrebbero affrontato l'argomento anche con lo stesso presidente Conte, e, secondo quanto riporta il Corriere della Sera avrebbe ricevuto Barr e Dhuram lo scorso 27 settembre.