Sta assumendo sempre più i contorni del giallo, di una vera e propria spy story all’americana, lo scontro sui servizi segreti tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi. L’ex Segretario del Pd consiglia vivamente al suo Premier di farsi da parte rispetto alla delega ai servizi che ancora detiene l’inquilino di Palazzo Chigi. Per risultare più convincente, Renzi invita anche Conte a presentarsi di fronte al Copasir (organo di controllo sull’attività dei servizi segreti) per chiarire la natura dell’incontro avvenuto tra il ministro della Giustizia Usa, William Barr, e il Direttore generale del Dis italiano Gennaro Vecchione, per discutere pare del Russiagate che coinvolge il Presidente americano Donald Trump.

Su questo tema scottante interviene il direttore del quotidiano Libero, Pietro Senaldi, il quale adombra un presunto interesse occulto nascosto dietro il recente endorsement di Trump nei confronti di “Giuseppi”.

Matteo Renzi all’attacco di Giuseppe Conte

Affidare la delega ai servizi segreti ad un “professionista”. È questo il consiglio spassionato che Matteo Renzi fa al Premier del governo giallo-rosso-viola Giuseppe Conte. Ospite domenica scorsa di Lucia Annunziata a In Mezz’Ora, il fresco fondatore di Italia Viva non ha risparmiato colpi sotto la cintura al suo Premier. Renzi ha anche perfidamente consigliato a Conte di presentarsi al più presto di fronte al Copasir per chiarire definitivamente i contorni di quella che lui stesso definisce una “spy story modello fiction americana” che ha coinvolto il Ministro Usa Barr e i vertici dei servizi italiani.

“I servizi segreti italiani vanno messi in condizione di lavorare - ha chiarito Renzi - perché da loro dipende ad esempio la vita dei nostri connazionali rapiti all’estero, Personalmente penso che il Presidente del Consiglio, in generale e nello specifico quello di adesso, farebbe bene a dare la delega dell'Autorità delegata ai servizi”.

Pietro Senaldi e lo strano messaggio di Trump a Conte

Sul bollente argomento servizi segreti è intervenuto a gamba tesa, come già anticipato, anche Pietro Senaldi. “Perché voi pensavate che l’endorsement di Trump verso Conte fosse perché Trump ritiene Conte più bravo degli altri, o lo ritiene più elegante? - si chiede retoricamente il direttore di Libero ospite di Omnibus su La7 - È evidente che quando il Presidente Usa fa un endorsement nei confronti di Conte avrà il suo bel tornaconto, o tornaConte, diciamo così.

Era uno storytelling estremamente ingenuo - prosegue Senaldi - pensare che Trump si fosse improvvisamente innamorato di Conte. Dopodiché io non trovo così strano che il Premier si sia tenuto la delega ai Servizi. Semplicemente perché nel governo gialloverde non contava nulla e contava solo avendo quella delega. Anche il governo giallorosso, come si vede, è multipolare, allora lui deve tenere qualche leva del potere, altrimenti che premier sarebbe? Non trovo neanche così scandaloso - puntualizza Senaldi - che due Paesi che hanno un’alleanza che dura da 70 anni collaborino a livello di intelligence. Le cose interessanti sono due. Innanzitutto che il Premier, avendo chiesto a Salvini di relazionare in aula, adesso è obbligato a farlo lui.

Per quanto riguarda Renzi, penso che sia un attacco preventivo, visto che anche lui è oggetto di particolari domande sul presunto aiuto offerto ad Obama per falsificare le prove del Russiagate”. Il riferimento di Senaldi è al fatto che Renzi sia stato tirato in ballo da un certo Papadopoulos, gola profonda che il leader di Italia Viva ha già annunciato di aver querelato.