Il giorno dopo l'approvazione della legge sul taglio dei parlamentari, c'è chi esulta, come il Movimento Cinque Stelle, e c'è chi cerca di tirarne le somme alla luce di visioni analitiche crude e schiette. La riforma recentemente approvata, secondo quanto analizzato da Il Sole 24 Ore, potrebbe essere all'origine di una differenza, a livello rappresentativo, fra le due Camere. In sostanza si afferma che la modifica del Parlamento, presupponente per l'appunto la riduzione dei suoi "inquilini", potrebbe avere come conseguenza immediata un suo effettivo indebolimento.
È stata scelta la via più semplice
Il Sole 24 Ore, attraverso l'analisi di Roberto D'Alimonte, asserisce che la riforma sul taglio dei parlamentari se da un lato non è un'idea per nulla errata, dall'altro ha imboccato una strada sì semplice, ma al contempo meno efficace, pur incardinata sull'idea di una maggiore efficienza del Parlamento. Infatti, l'Italia è tra i pochi Paesi dell'Unione Europea avente un sistema costituzionale bicamerale. Pertanto, giunti al bivio, le direzioni da prendere potevano essere altre: abolire il Senato e passare, di conseguenza, a un sistema monocamerale mantenendo lo stesso numero di deputati, o in alternativa, optare per un senato delle regioni con un ridotto numero di membri qualificati.
Insomma, la Politica del "pochi ma buoni" è sempre valida.
Il Movimento Cinque Stelle: strana creatura
I grillini, prosegue nel suo articolo D'Alimonte, sono delle "creature strane", tra innovazione e conservazione: nel momento stesso in cui incentivano la democrazia (se si pensa, ad esempio alla piattaforma Rousseau), "Fanno propria l'idea della centralità del Parlamento".
Il Movimento Cinque Stelle parte da un presupposto squisitamente filosofico: "introdurre il referendum propositivo va bene, ridurre i poteri del Senato no".
Ciò sta a significare che il Senato e la Camera resteranno sì identici, ma con una qualche differenza ravvisabile da una prospettiva strettamente rappresentativa. Se attualmente i seggi elettorali proporzionali sono 199 e i collegi uninominali 116, con il taglio si ridurranno rispettivamente a 126 e 74.
Non solo. I partiti più piccoli saranno pressoché svantaggiati, a seguito delle difficoltà che incontreranno nell'ottenere i seggi nelle regioni più piccole. Di conseguenza, si verificherà un rafforzamento dei partiti più grandi.
L'analisi di Alessandro Calvi
Valida è anche l'analisi del giornalista Alessandro Calvi, il quale chiarisce sin da subito che osservando la questione da una prospettiva economica, il risparmio che dovrebbe scaturire dal taglio dei parlamentari è irrisorio. Se invece, la faccenda è esaminata con sguardo politico, allora si può ammettere che le conseguenze non saranno blande. Infatti, la suddetta riforma inciderà sulla qualità della democrazia sia teoricamente che praticamente.
E ciò accadrà o potrà verificarsi se la normativa entrerà in vigore e non ci saranno cambiamenti di rotta, come ad esempio l'indizione di un referendum confermativo, quale possibilità legittimata dalla stessa Carta della Costituzione.
I background insiti nell'approvazione del disegno di legge sono molteplici, e ognuno può dare libero sfogo alla fantasia. Se per alcuni il taglio dei parlamentari è una prerogativa necessaria e indispensabile per un governo Conte a lunga scadenza, per molti deputati e senatori questa potrebbe essere l'ultima legislatura. Inoltre, se i pentastellati festeggiano vittoriosi, i democratici, che inizialmente si erano espressi contro, hanno fatto una prova d'amore, dinanzi alla quale il Movimento Cinque Stelle non può bendarsi gli occhi.
Dunque, si va incontro a una situazione più o meno equilibrata e, di conseguenza, più facile da gestire da entrambe le parti. Ma non bisogna dimenticare le opposizioni di destra, che potrebbero tentare di far cadere il governo attraverso il referendum.
Conseguenze
Oltre alla facilità per le segreterie dei partiti di controllare maggiormente i propri parlamentari, la riforma, secondo Calvi, avrà degli effetti anche sulla legge elettorale, da tempo al centro di discussioni. Da questo punto di vista, la riduzione dei parlamentari potrebbe essere direttamente proporzionale alla compromissione della rappresentanza territoriale. In altri termini, potrebbe accadere che in alcune regioni la rappresentanza parlamentare sarebbe inferiore e, dunque, non proporzionata in rapporto al numero degli elettori.
Dicasi lo stesso per ciò che riguarda la rappresentanza delle minoranze. Allora si dovrà procedere con la presentazione di un nuovo progetto di legge elettorale, il che porterà di conseguenza a ridefinire i collegi stessi.