L'amore è finito e il divorzio ha fatto il suo corso, ma i due ex amanti, il leader pentastellato Luigi Di Maio e il capo politico del Carroccio, Matteo Salvini, continuano incessantemente a guerreggiarsi. In questi giorni la motivazione centrale è il piano migranti varato dall'esecutivo giallorosso e intriso di una molteplicità di tensioni. L'immigrazione è stata il cavallo di battaglia del leghista in qualità di Ministro degli Interni, all'epoca del governo Conte I, lo è ancora adesso che è all'opposizione.

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Tutto comincia, si fa per dire, da una circolare emanata dal Viminale, in cui si dà il via libera alla redistribuzione in tre regioni di 90 migranti appena approdati sul territorio italiano: 30 di questi nelle Marche, in provincia di Ancona, gli altri 30 in Campania, ad Avellino, e i restanti in Umbria, a Terni.

Ma il leghista non ci sta e si sfoga sul social di Mark Zuckerberg affermando che il governo giallorosso, oltre a dilettarsi in aspre querelle e a imporre "una tassa al giorno", triplica il numero degli sbarchi proponendo al popolo italiano uno "spettacolo indegno".

L'ex vicepremier aggiunge che se la maggioranza con la Lega ha provveduto alla chiusura dei centri di accoglienza come Mineo, Cona e Bagnoli e a diminuire gli sbarchi del 70%, con il governo Conte bis il caos è tornato a regnare sovrano in tali strutture. Per di più, confessa ancora Salvini, la cosa peggiore e oltremodo abominevole è constatare con amarezza che vi sono una pluralità di clandestini che si aggirano liberano per le strade di varie città italiane.

Di conseguenza, il leghista coglie la palla al balzo per parlare nuovamente di elezioni, al fine di rispedire "A casa questi incapaci". Una possibilità che potrebbe concretizzarsi a partire dalle prossime elezioni proprio nella regione umbra.

La replica di Luigi Di Maio

È sulla sostanziale differenza sul modo di fare Politica della Lega al governo quello dell'esecutivo attuale targato Partito Democratico-Movimento Cinque Stelle che non se ne resta in silenzio l'ex alleato Luigi Di Maio.

Il leader pentastellato chiarisce che la ricollocazione interna tiene conto del metodo salvinista, vale a dire che i migranti che arrivano vengono ridistribuiti in tutti i centri sparsi nel territorio nazionale.

Ciononostante, il neo Ministro degli Esteri puntualizza una differenza, alimentando maggiormente una scintilla destinata a divampare in un colossale incendio.

"Nei quattordici mesi del precedente governo, in cui era lui Ministro dell'Interno, arrivavano continuamente barchini e imbarcazioni che sbarcavano i migranti". "Ed è sempre accaduto" prosegue Di Maio "che chi sbarcava venisse redistribuito nelle diverse regioni italiane. Adesso chi arriva viene ridistribuito anche in Europa". Insomma, uno scontro perenne e imperituro che coinvolge gli stessi personaggi di sempre, ma con uno scarto evidente: l'uno governa, l'altro è seduto nei banchi dell'opposizione.