Il senatore Gianluigi Paragone è stato espulso da pochi giorni dal M5S a causa delle sue posizioni non ortodosse tenute in Parlamento, culminate con il voto contrario sulla manovra economica. Paragone, però, come annunciato più volte da lui stesso, non si è dato per vinto, comunicando di essere disposto persino a ricorrere alle vie legali contro la decisione del collegio dei probiviri pentastellati che lo ha cacciato sena troppi complimenti. Durante la sua ultima apparizione pubblica, ospite di Paolo Del Debbio nello studio di Dritto e Rovescio su Rete 4, il senatore ha dato vita ad un accesissimo dibattito con il collega giornalista Gaetano Pedullà, molto vicino alle posizioni dei 5 Stelle.

Nell’occasione, l’ex direttore de La Padania ha puntato il dito contro il Premier Giuseppe Conte, reo suo giudizio di aver dato vita ad un “governo delle porte girevoli”, fallendo l’obiettivo della “rivoluzione” pentastellata.

Gianluigi Paragone ospite di Dritto e Rovescio: ‘Se Conte va a cena con Visco la rivoluzione è finita’

Come appena accennato, durante la sua ospitata a Dritto e Rovescio, nella serata di giovedì 9 gennaio, Gianluigi Paragone si confronta con il collega Pedullà sulla sua cacciata dal M5S e sull’azione di governo dell’esecutivo giallorosso guidato da Giuseppe Conte. Ad un certo punto, Del Debbio gli domanda cosa sia successo a Palazzo Chigi. “È successo che sotto questo governo abbiamo visto di nuovo le porte girevoli - risponde attaccando Paragone - gente che da Bankitalia prende e se ne va in Tim per fare il presidente, e nessuno dice niente (il riferimento è all’ex direttore generale Salvatore Rossi ndr).

Gente che viene cacciata dalla direzione generale dl Ministero dell’Economia e Finanze e si ritrova direttore generale di Banca d’Italia. Si ritrova come vicedirettore di Bankitalia l’uomo che era il collaboratore di Conte”, una serie circostanziata di accuse completata da quella più grave: “Allora, alla faccia delle porte girevoli.

Meno male che dovevamo cambiare il mondo. Perché se tu a Bankitalia non puoi dire ‘guarda che sulla Banca Popolare di Bari hai delle grandi responsabilità’, e se Conte ci va a cena con il signor Visco, la rivoluzione è bella che finita”.

L’appello a Sergio Mattarella dell’ex senatore M5S: ‘Dovrebbe richiamarci con maggiore severità’

“Sei pentito di aver fatto Politica?”, lo incalza allora il conduttore di Dritto e Rovescio. “No, non sono pentito - replica orgogliosamente Gianluigi Paragone - perché poi alla fine ci sono delle sfide che in qualche modo si devono giocare”. Il senatore si dice anche “amareggiato perché il parlamentare non conta un tubo. Io lo sapevo che contava poco, ma non conta proprio un tubo. Ed è strano che il M5S - si rivolge al suo ex movimento politico - che aveva sempre parlato della centralità del Parlamento, lo stia svuotando della propria funzione, esattamente come fanno tutti gli altri”. Intervento chiuso da un appello rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “E qui il capo dello Stato dovrebbe richiamarci con maggiore severità”.