Matteo Salvini ha presentato a Palazzo Madama la sua memoria difensiva relativamente al caso Gregoretti. Il leader della Lega, allora Ministro dell'Interno, ha inteso rendere note le prove che testimonierebbero il fatto che a Palazzo Chigi e nel governo tutti o quasi sapessero cosa stesse accadendo. Il Parlamento, nei prossimi giorni, sarà chiamato a decidersi sull'eventuale autorizzazione a procedere da parte dell'autorità giudiziaria nei confronti di chi oggi occupa lo scranno di senatore del Carroccio. L'accusa principale per la quale potrebbe essere processato è quella di sequestro di persona.

Nel luglio del 2019 impose il divieto di sbarco alla nave della Marina Militare italiana che rimase bloccata nel porto di Augusta con a bordo 131 migranti.

Sulla Gregoretti sette mail tra due ministeri

Salvini ha presentato in Senato una memoria difensiva di circa trenta pagine. In particolare l'obiettivo è quello di smontare l'idea che la politica dei 'porti chiusi' rappresentasse un'iniziativa individuale dell'allora Ministro dell'Interno. In particolare emergono particolari secondo cui il numero uno della Lega sarebbe riuscito a dimostrare una corrispondenza epistolare via mail tra gli uffici di gabinetti del ministero degli Esteri e palazzo Chigi. Le comunicazioni avvenute via posta elettronica si inquadrerebbero nell'arco temporale compreso tra il 25 ed il 31 luglio 2019.

Sarebbero esattamente sette i messaggi scambiati. La difesa del leghista potrebbe porre le basi sull'idea di far presente quanto il suo comportamento sulla Gregoretti possa essere considerabile analogo a quello relativo al caso Diciotti. Anche in quel caso si difese al Senato, ottenendo lo scorso 20 marzo la negazione dell'autorizzazione a procedere nei confronti dell'allora Ministro dell'Interno.

Rilevante il ruolo di Conte per Salvini

Il fine ultimo della memoria difensiva, attraverso il deposito presso la giunta per le autorizzazioni del Senato, è ottenere il mancato rinvio a giudizio di Salvini per l'accusa di sequestro di persona. Tra le motivazioni addotte per legittimare il comportamento del numero uno della Lega ci sarebbe l'aver messo in primo piano i rischi che sarebbero maturati con l'eventuale sbarco dei migranti e, soprattutto, l'interesse nazionale.

Al di là di quelle che sarebbero le comunicazioni interministeriali e tra ministeri ed altri organi, ci sarebbero prove che testimonierebbero il fatto che Conte sapesse. In particolare pare che il 26 luglio del 2019 il presidente del Consiglio, in funzione dell'arrivo della nave Gregoretti a Catania, avesse fatto formale richiesta di redistribuzione egli immigrati ad altri paesi europei.