La sconfitta del centrodestra in Emilia-Romagna, che è stata soprattutto la sconfitta di Matteo Salvini, sta scatenando una serie infinita di commenti più o meno critici nei confronti del leader della Lega. Palcoscenico principale dei giudizi espressi contro di lui sono stati sicuramente gli studi di La7, durante la tradizionale ‘maratona’ condotta dal direttore del Tg della rete di Cairo, Enrico Mentana. Se il conduttore, spalleggiato dai colleghi Marco Damilano e Tommaso Labate, si è limitato a prendersi gioco di Salvini con una serie di battute, molto più sferzante si è rivelato il giudizio esposto da Giovanni Floris, anche lui ospite di Mentana.

Secondo il conduttore di DiMartedì, infatti, la sconfitta in Emilia-Romagna potrebbe costare addirittura la leadership del centrodestra al capitano leghista.

Giovanni Floris analizza l’esito delle elezioni in Emilia-Romagna

“È un colpo molto brutto dal mio punto di vista - commenta così Giovanni Floris l’esito negativo per Salvini delle elezioni in Emilia-Romagna - Da una parte sono elezioni molto importanti perché riportano a ragionare in chiave di centrodestra contro centrosinistra. Però mettono in discussione anche una tipologia di leadership che è quella di Salvini. Come già la avevano messa in discussione ai tempi di Renzi e del referendum. Cioè quello che è il colpo grosso che deve subire Salvini dal mio punto di vista, è che le leadership basate sul ‘vinco-perdo’, o ‘scommetto e vinco tutto o perdo tutto’, subiscono l’ennesimo colpo.

Quindi - prosegue Floris - da una parte si risistema uno schema centrodestra-centrosinistra. Dall’altra, però, i leader che vengono premiati sono quelli che lavorano come Bonaccini. Se questa elezione dà un altro dato è che chi governa bene viene ripagato. Che è una cosa molto semplice. È una cosa di cui non si parlava più.

Si parlava di carattere, si parlava di approccio alla vita Politica, nei confronti della società, ai problemi, ma non della soluzione dei problemi”.

Floris critica la campagna elettorale di Salvini in Emilia-Romagna

Giovanni Floris ripercorre il modo di fare politica di Matteo Salvini come se appartenesse già ad un remoto passato.

“Il tema della sicurezza veniva preso di pugno - riflette il giornalista sul modo in cui è stata condotta la campagna elettorale in Emilia-Romagna - un leader citofonava a casa di un cittadino qualsiasi, che poteva essere o non essere uno spacciatore, senza pensare che, citofonando, se era uno spacciatore buttava via tutto e scappava. Se non era uno spacciatore stavi facendo un atto terribile per la convivenza civile. Quindi l’idea che si possano fare degli atti che colpiscono l’immaginario, e non considerare le conseguenze di questi atti, l’etica dell’intenzione in vece dell’etica della responsabilità, questa viene messa duramente in questione”.

Il conduttore di DiMartedì fa i nomi dei possibili successori di Salvini dopo la sconfitta in Emilia-Romagna: ‘Meloni, Zaia o Fontana’

“Nel momento in cui si ricomincia a ragionare tra centrodestra e centrosinistra - Floris continua ad analizzare il voto in Emilia-Romagna - mi immagino che la leadership di Salvini venga messa in discussione. Da Meloni? Da Zaia? Dal Governatore della Lombardia Fontana? Se flette, se declina, una tipologia di leadership che Salvini incarna in maniera così evidente, come in passato dall’altra parte è stata incarnata da Matteo Renzi, succede quello che è successo dall’altra parte. Emergono altri tipi di leadership, più lente, più attente al risultato, più solide e diciamo più di lungo respiro.

Potrebbe essere Meloni, potrebbe essere Zaia, potrebbe essere Fontana, potrebbero essere in tanti - conclude Floris - ma lui deve iniziare a preoccuparsi della sua seconda sconfitta dopo quella del Papeete, quando ha dato le dimissioni. Ha perso il Ministero degli Interni, poteva essere il leader del centrodestra, ha perso una battaglia fuori casa che ha deciso di andare a giocare lui. Queste cose all’interno delle coalizioni credo che si paghino in maniera molto forte”.