Carola Rackete non doveva essere posta agli arresti dopo il suo ingresso forzato nel porto di Lampedusa la scorsa estate. È questo il significato della sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione nella giornata di venerdì 17 febbraio. La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dalla Procura di Agrigento contro l’ordinanza emessa lo scorso 2 luglio dal Gip agrigentino, Alessandra Vella, con la quale la Rackete era stata rimessa in libertà dopo quattro giorni trascorsi agli arresti domiciliari.

In quell’occasione il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva già espresso tutto il suo rammarico e la sua rabbia per la sorte giudiziaria benevola toccata alla ex capitana della nave Sea Watch 3.

Anche stavolta Salvini non ha perso tempo a commentare duramente sui social la sentenza, definendola una “vergogna” e paragonando il suo “salvataggio” da parte dei giudici al processo sul caso Gregoretti che invece lui dovrà fprobabilmente affrontare. Inevitabile la pioggia di reazioni contro Carola Rackete pubblicate dai fan salviniani sotto al suo post.

La sentenza della Corte di Cassazione: Carola Rackete non doveva essere arrestata

Il caso Carola Rackete, almeno per quanto riguarda il suo aspetto giudiziario, è definitivamente chiuso. La sentenza pronunciata oggi dalla terza sezione penale della Corte di Cassazione, infatti, mette la parola fine alle polemiche sulle presunte responsabilità penali della attivista tedesca, all’epoca dei fatti capitana della nave Sea Watch 3 dell’omonima Ong tedesca.

La Suprema Corte, come già accennato, ha deciso di respingere il ricorso della Procura di Agrigento, presentato dal Procuratore capo Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella, secondo cui sarebbe infondato l’atto con cui la Gip della città siciliana aveva deciso di rimettere in libertà Carola Rackete.

Nessun reato dunque fu compiuto dalla capitana tedesca durante l’ingresso della sua imbarcazione nel porto di Lampedusa.

“La Cassazione ci ha dato ragione, Carola non doveva essere arrestata”, commentano entusiasti su Twitter gli attivisti di Sea Watch.

La reazione social di Matteo Salvini contro Carola Rackete

Ma sui social network, ovviamente, non sono tutte rose e fiori per Carola Rackete.

La notizia della sentenza in suo favore ha immediatamente indotto Matteo Salvini a pubblicare un post sui suoi canali web. L’immagine del suo volto contrapposto a quello della Rackete è sormontata da scritte eloquenti. “Vergogna, lei salvata, io processato. La Cassazione respinge il ricorso: Carola Rackete non deve andare in carcere”, si legge a caratteri cubitali. Il leader della Lega se la prende anche con le toghe perché, aggiunge, “per qualche giudice una signorina tedesca che ha rischiato di uccidere cinque militari italiani speronando la loro motovedetta non merita la galera”.

Decisione subito messa a paragone con quanto sta accadendo a lui sul caso Gregoretti perché, aggiunge piccato, “il Ministro che ha bloccato sbarchi e traffico di esseri umani” invece la meriterebbe. Secondo Salvini “questa non è ‘giustizia’, questa è vergogna”.