“Luigi Di Maio io ti sfido”. Gianluigi Paragone posta un video sul suo profilo Facebook, sormontato da queste parole scritte a lettere cubitali, per invitare il capo politico M5S a non aver paura del giudizio degli iscritti. Paragone, come noto, da pochi giorni è stato espulso dal Movimento a causa del suo voto contrario alla manovra finanziaria. Lui non si è dato per vinto, ha puntato il dito contro il collegio dei probiviri pentastellati che lo avrebbe cacciato ingiustamente e ha promesso addirittura di ricorrere alle vie legali attraverso la giustizia ordinaria contro questa decisione.

Al senatore, oltre alle critiche degli ex compagni, è giunta la piena solidarietà di Alessandro Di Battista. Fatto che ha contribuito ad alimentare voci su una possibile scissione del M5S. Oggi, lunedì 6 gennaio, l’ex conduttore de La Gabbia rincara la dose, sfidando apertamente il leader grillino ad affidarsi al giudizio degli iscritti.

Il video di Gianluigi Paragone: ‘Luigi Di Maio io ti sfido’

Per presentare il suo ennesimo video-sfogo dopo l’espulsione dal M5S, Gianluigi Paragone si rivolge direttamente al capo politico Luigi Di Maio. “Perché non chiediamo agli iscritti cosa pensano della mia espulsione? - gli domanda polemicamente - Hai forse paura della trasparenza? Il codice etico dà ragione a me”.

Il senatore afferma anche di possedere le “prove che incastrano chi mi accusa ingiustamente”. Poi, nel video, mostra ai suoi fan la lettera di espulsione, il “cartellino rosso”, spedita “dall’incolpevole capogruppo Gianluca Perilli”, nella quale si motiva la sua cacciata con il fatto che abbia “infranto la legge e il codice etico perché non ho votato la manovra”.

Ma Paragone mette subito in dubbio che il citato codice etico dia ragione ai suoi giudici.

Il senatore accusa il leader M5S: ‘La verità è che il suo è l’esercizio di un arbitrio’

Gianluigi Paragone cita poi un passaggio della missiva, dove si comunica che la decisione di espellerlo senza passare dalla ratifica sulla piattaforma Rousseau degli iscritti al M5S sarebbe giunta direttamente da Di Maio.

Ribadisce la sua contro accusa di conflitto di interessi rispetto ad alcuni membri del collegio dei probiviri, Crimi e Dadone, che sono anche membri del governo. Poi, ironizza sul capo politico pentastellato che “fa bene” a non permettere il voto su Rousseau perché “rischierebbe di far uscire fuori la verità. E la verità, mi dispiace per lui, è che il suo è l’esercizio di un arbitrio”, visto che è stato proprio lui a chiedere ai probiviri di cacciarlo perché “ha paura che qualcuno gli continui a dire che c’è un programma elettorale”. Insomma, Paragone non ritiene affatto di aver infranto il codice etico. Al contrario, sarebbe proprio Di Maio a non averlo rispettato, decidendo di non attuare il programma originario del M5S. “Ecco perché io ho ragione - conclude - ecco perché mi negano un giudice, Di Maio io ti sfido: metti la ratifica della mia espulsione su Rousseau se hai coraggio”.