Giovedì 2 gennaio scorso, Matteo Salvini ha depositato negli uffici della Giunta per le Immunità del Senato la sua memoria difensiva sul caso della nave Gregoretti. Il leader della Lega, come si ricorderà, è accusato dal Tribunale dei Ministri di Catania del reato di sequestro di persona per aver costretto a restare in mare per alcuni giorni un gruppo di 131 migranti quando ricopriva il ruolo di Ministro dell’Interno nel Governo Conte I. Nella memoria predisposta dal suo avvocato, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, Salvini ha chiamato in causa l’intero esecutivo guidato allora da Giuseppe Conte, tenuto al corrente secondo lui di quanto stava accadendo sulla Gregoretti.

Una versione dei fatti che però non convince assolutamente Marco Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano pubblica un editoriale sul suo giornale per spiegare come, a suo modo di vedere, il capitano del Carroccio avrebbe ottenuto così facendo “l’effetto opposto” rispetto a “quello sperato”, finendo per rafforzare l’accusa nei suoi confronti.

Matteo Salvini deposita la sua memoria difensiva sul caso Gregoretti

Come appena accennato, il 2 gennaio Matteo Savini, tramite il suo legale Giulia Bongiorno, ha depositato nella sede della Giunta per le Immunità di Palazzo Madama, una memoria difensiva in merito al caso Gregoretti. La Giunta presieduta dal berlusconiano Maurizio Gasparri dovrà poi pronunciarsi il 20 gennaio, passando poi le carte all’aula del Senato in vista del voto definitivo, fissato 30 giorni dopo, a febbraio.

Stavolta, però, a differenza del caso Diciotti, il Parlamento potrebbe decidere di non salvare Salvini dal processo. Il M5S, infatti, ha già fatto sapere che voterà a favore dell’autorizzazione a procedere. E anche i renziani non hanno lanciato segnali distensivi nei confronti del leader leghista.

Marco Travaglio: ‘Ha convinto persino i renziani a dare autorizzazione a procedere’

In questa situazione di incertezza si inserisce Marco Travaglio. Il direttore del Fatto decide di titolare il suo fondo del 5 gennaio con il termine “autorequisitoria”. Il senso della sua critica è presto svelato. Travaglio afferma infatti di aver previsto che la memoria difensiva presentata da Matteo Salvini avrebbe “sortito l’effetto opposto a quello sperato”, rafforzando e non indebolendo l’accusa nei suoi confronti.

Al posto di una “arringa” sarebbe infatti uscita fuori una “requisitoria”. Meglio se fosse stato zitto e avesse inviato una “risma di fogli bianchi”, ironizza il giornalista. In questo modo, forse, “l’avrebbe scampata”. E, invece, Salvini si sarebbe “impiccato da solo”. La prova del suo errore starebbe nel fatto che avrebbe convinto “persino i renziani a dare l’autorizzazione a procedere”. Letale per il leader della Lega, secondo Travaglio, anche la difesa del direttore del Riformista, Piero Sansonetti, che come avvocato difensore sarebbe peggio di Carlo Taormina. Il direttore del Fatto Quotidiano, in conclusione, scagiona appieno Giuseppe Conte e il resto del governo gialloverde, scaricando tutte le responsabilità del caso Gregoretti sull’ex Ministro.