Prosegue l’offensiva mediatica e culturale di Diego Fusaro contro il Festival di Sanremo. Il filosofo sovranista è rimasto particolarmente colpito dalla prima serata della kermesse musicale. In particolar modo, a destare la sua indignazione sono state le esibizioni di Fiorello e del cantante Achille Lauro, considerate blasfeme e un tentativo di “profanazione del sacro”. Ma il dito del fondatore del movimento politico Vox Italiae è rimasto puntato anche contro Rula Jebreal e contro la concezione del rapporto tra uomo e donna propagandato sul palco del teatro Ariston dalla giornalista di origini palestinesi.

Il suo monologo di Sanremo sui diritti delle donne, infatti, è sembrato un “sermone” a Fusaro.

Il giudizio su Sanremo di Diego Fusaro: ‘Spettacolo di omologazione e instupidimento’

“Dopo una giornata di studi spesa su Platone e sui classici la sera mi sono dilettato con l’orrore post moderno del Festival di Sanremo - racconta Diego Fusaro a Radio Radio postando poi l’intervista sui suoi canali social - ho abbandonato le letture platoniche e mi sono consegnato per qualche ora a questo spettacolo di omologazione e instupidimento che è stato inscenato ieri, che peraltro raffigura appieno la bruttura dei rapporti sociali dell’odierna notte del mondo. Non è casuale che il nostro sia il tempo della m… di artista inscatolata, degli orinatoi e dello spettacolo a cui abbiamo assistito attoniti.

Spettacolo che ha avuto un tema portante, che è stata la dissacrazione e la profanazione del sacro”.

Fusaro attacca il ‘sermone’ di Rula Jebreal a Sanremo

“Da un lato abbiamo assistito alla ripetizione sempiterna del verbo unico globalista rappresentato dal sermone di Rula Jebreal - prosegue nella sua analisi della prima serata di Sanremo - un sermone teso in astratto a valorizzare le donne e la loro difesa.

In concreto, a colpire il genere maschile nella sua totalità come se, appunto, il maschio e la donna avessero da sempre e per sempre un rapporto di pura dominazione dell’uomo sulla donna. Come se non esistesse invece la sacra famiglia, o i grandi quadri rinascimentali che raffigurano rapporti di pari dignità e di solidarietà tra l’uomo e la donna.

Per il discorso genderisticamente corretto il maschio, colpevole in quanto tale, deve essere sanzionato e discriminato - attacca Fusaro - perché la nostra deve essere l’epoca senza uomini e senza padri. Quindi, pensiero unico genderisticamente corretto portato avanti dagli architetti e dai pedagoghi del mondialismo, tra cui in primo piano la vestale del cosmopolitismo politicamente corretto Rula Jebreal”.

La concezione del rapporto uomo-donna di Fusaro contrario a quello visto a Sanremo

“Funzione di svirilizzazione dell’uomo occidentale o, se preferite, di femminilizzazione della società o, ancora, di muliebrizzazione degli esseri maschili - Fusaro cerca di spiegare a cosa secondo lui si è assistito a Sanremo - stiamo assistendo ad un vero e proprio razzismo di genere nella tarda società capitalistica, che ricorda da vicino il vecchio razzismo biologico, il quale per fortuna è stato oggetto di critica generale.

Mentre il nuovo razzismo di genere è addirittura fomentato a piè sospinto. Perché oggi si può benissimo dire che la donna è superiore all’uomo, che il genere femminile dominerà il futuro e che l’uomo in quanto tale è superato da un certo punto di vista. Il nuovo spirito del capitalismo è femminilizzato, coerente con il nuovo ordine erotico. Ovvio che - conclude il filosofo - il caso di violenza degli uomini sulle donne debba essere represso a norma di legge, ma questo non deve valere per dire che l’uomo in quanto tale è violento sulla donna e quindi bisogna dissolvere la figura del padre”.