Roberto Saviano, nell'editoriale pubblicato quest'oggi su L'Espresso, ha affrontato il tema del Coronavirus visto dal punto di vista dei detenuti. Lo scrittore ha parlato delle rivolte nei penitenziari che si sono verificate negli ultimi giorni in varie città italiane: pur condannando la violenza il giornalista ha sottolineato però come in pochi si occupino dei detenuti e delle loro storie.

Lo scrittore ha così invitato l'opinione pubblica a non diffondere fake news perché all'interno di un istituto queste hanno un impatto decisamente diverso. Saviano ha anche proposto delle ricette alternative per combattere il sovraffollamento carcerario, perché "chi è privato della libertà non può più aspettare".

Coronavirus: l'editoriale di Roberto Saviano

In queste settimane di angoscia per via del coronavirus Saviano ha scelto un punto di vista diverso, quello delle persone detenute. "Quello che sta accadendo in carcere è l'epilogo di anni e anni in cui Politica e società civile hanno colpevolmente creduto di poter considerare estraneo alla comunità chi sconta una pena" scrive lo scrittore nell'editoriale.

Saviano ha ovviamente condannato la violenza degli ultimi giorni, che ha portato tra l'altro alla morte di alcuni detenuti, ma sottolineato altresi la paura di chi sta dentro, così come di chi è all'esterno. "Chi conosce il carcere sa bene che quando un evento eccezionale modifica gli equilibri del mondo fuori non è possibile che dentro non accada nulla".

Coronavirus: il problema delle notizie in carcere

Nell'editoriale Saviano ha sottolineato come all'interno del sistema carcerario tutto poggi su un precario equilibrio che deve tenere conto dei tanti soggetti coinvolti, dai detenuti alle famiglie, "dagli agenti penitenziari agli educatori". Secondo lo scrittore non è possibile pensare che all'interno di un istituto non possa accadere nulla.

E quindi la sospensione in via eccezionale delle visite dei parenti per via dell'emergenza coronavirus ha spezzato un equilibrio già fragile. E a questo bisogna aggiungere le notizie non vere, "destituite di ogni fondamento", sulla mancanza di beni di prima necessità, che hanno portato molti cittadini a prendere d'assalto i supermercati.

Saviano si è chiesto dunque in che modo un detenuto possa recepire queste notizie, sapendo di non poter intervenire o fare nulla per i propri cari che stanno fuori.

Coronavirus: la proposta di Saviano per i penitenziari sovraffollati

Alla fine dell'editoriale lo scrittore ha parlato anche del problema del sovraffollamento degli istituti carcerari. Secondo Saviano esistono misure che possono essere alternative al carcere, anche se queste sono state messe da parte troppo a lungo "per assecondare governi che si legittimano con la paura".

Secondo lo scrittore ci sono delle urgenti misure da prendere in considerazione, come gli arresti domiciliari o l'affidamento ai servizi sociali. Sono queste le uniche soluzioni "per decongestionare il sistema penitenziario". E nonostante l'emergenza sanitaria del coronavirus non si può non intervenire. "Chi è privato della libertà non può più aspettare".