Salvo novità delle ultime settimane legate a un possibile rinvio legato alla situazione coronavirus, manca poco meno al referendum confermativo costituzionale sul taglio dei parlamentari. Si va alle urne domenica 29 marzo dalle ore 7:00 alle 23:00. Esaminiamo nel dettaglio su cosa si andrà a votare e come ci si è arrivati.

Il referendum chiede il via libera finale al taglio dei Parlamentari

Come in tutti i referendum costituzionali non è previsto il quorum, a differenza invece dei referendum abrogativi. L'esito sarà quindi valido a prescindere dal numero di elettori che si recheranno alle urne.

La riforma sarà promulgata se viene approvata dalla maggioranza dei voti validi. La maggioranza delle forze politiche hanno votato per il sì al taglio dei parlamentari.

La riforma costituzionale riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Il taglio complessivo è quindi di 345 parlamentari. Rimane la presenza dei senatori a vita, il cui numero massimo è 5. Gli eletti all'estero per Montecitorio scendono da 12 a 8 e per Palazzo Madama da 6 a 4. In caso di vittoria del sì occorrerà disegnare i nuovi collegi elettorali. L'estensione geografica dei collegi aumenterà dovendo eleggere un numero inferiore di parlamentari. Per questa operazione di ridisegno dei collegi elettorali si stima un periodo temporale di circa due mesi.

I precedenti referendum costituzionali nella storia repubblicana

Quello di domenica 29 marzo sarà il quarto referendum costituzionale della storia della Repubblica. Nei precedenti, per due volte la legge è stata respinta, mentre una volta sola è stata approvata.

Il primo caso risale al 7 ottobre 2001: quando si svolse il referendum di conferma della riforma del Titolo V varata dai governi di centrosinistra, essa venne approvata con il 64,2%.

Il secondo caso è del 25-26 giugno 2006: in questo caso viene respinta la riforma costituzionale 'devolution' voluta dal governo di centrodestra di Silvio Berlusconi con Roberto Calderoli al ministero delle Riforme, essa venne bocciata con il 61%.

L'ultimo precedente è abbastanza recente: il 4 dicembre 2016 la maggioranza boccia la riforma del governo di Matteo Renzi - con ministro delle Riforme Maria Elena Boschi - che, tra le altre cose, avrebbe portato a superare il bicameralismo perfetto con il sacrificio del Senato.

A dire no, in questo caso, fu il 59,1% dei votanti.

Elezioni suppletive domenica 8 marzo in Umbria

Va ricordato infine che, prima dell'appuntamento nazionale col referendum, domenica 8 marzo si tengono le elezioni suppletive per un seggio al Senato in Umbria, convocate dopo l'elezione a presidente della Regione di Donatella Tesei, la quale, di conseguenza, si è dimessa dall'assemblea di Palazzo Madama. L'elezione riguarderà il seggio uninominale Umbria 2, comprendente 60 comuni.