Il noto giornalista Nicola Porro, nel corso della sua consueta Zuppa, si è espresso quest'oggi su una delle misure statuite dal governo per fronteggiare l'emergenza economica determinata dal Coronavirus.

Il riferimento è andato alla così detta "cassa integrazione" riservata ai lavoratori delle imprese, attraverso cui lo Stato si farà carico di coprire l'80% degli emolumenti spettanti ai lavoratori stessi in un momento in cui le imprese, bloccate dalle norme governative, non possono produrre e dunque di conseguenza pagare i dipendenti. Porro si è in particolare concentrato sull'accordo siglato tra l'Abi e il governo stante il quale saranno le banche ad anticipare il versamento degli assegni che poi, in un arco di tempo massimo di 7 mesi, saranno ri-liquidati agli istituti di credito dall'Inps.

Ebbene, secondo Porro, l'accordo prevedrebbe che siano i lavoratori stessi a fare da garante verso le banche qualora l'Inps per qualsiasi motivo non dovesse rendere loro il denaro.

Porro spiega cosa sia la 'cassa integrazione in deroga'

Esiste una differenza sostanziale tra la cassa integrazione e la cassa integrazione in deroga. Senza dilungarsi in tutti i tecnicismi che in questa sede non sarebbe produttivo riesumare ai fini del discorso, basti sapere che nel primo caso si tratta di cifre che vengono anticipate dalle imprese, nel secondo invece interviene direttamente lo Stato. Porro ha così sottolineato come nel secondo caso il rischio concreto sia quello di attendere anche 7 mesi prima di avere i soldi della cig in deroga.

In questo contesto si innesta l'accordo tra Governo Conte e Abi nei confronti del quale Porro si è letteralmente scatenato.

Porro dice che l'accordo con banche prevede condizioni precise

"Caro Patuelli, presidente dell'Abi, mi spieghi - si è domandato il giornalista nel corso del consueto monologo-denuncia - perché avete messo nella convenzione sulla cassa integrazione l'obbligatorietà di un conto corrente dedicato?".

Citando, poi, un articolo di Claudio Durigon, deputato della Lega ed ex sottosegretario, Porro ha evidenziato quello che sarebbe un altro punto, a suo avviso, delicato: "L'operaio personalmente garantisce alla banca che se l'Inps non dà i soldi, la banca si può rivalere sull'operaio". Un concetto questo che Nicola Porro ha inteso ribadire con grande forza: "La garanzia viene data dai dipendenti.

Io prendo i 1200 che mi spettano oggi, ma se l'Inps non paga, cosa residuale, a pagare sarà l'operaio. Questi sono matti da legare, sono morti di burocrazia".

Chiaro il pensiero di Porro che ha fortemente criticato due passaggi in particolare della convenzione Abi-Governo relativa alla cig in deroga: il primo, quello che prevede che i lavoratori debbano aprire un conto corrente dedicato dove la banca provvederà a liquidare l'assegno, il secondo quello che invece statuisce come sarà il lavoratore stesso a fare da garante qualora l'Inps non dovesse risarcire per tempo l'istituto di credito che ha elargito il primo flusso di denaro. Non resta che attendere per comprendere in che misura questo accordo dispiegherà i propri effetti e soprattutto a che prezzo avverrà ciò per i cittadini.