I conti dell'Italia non sono a posto. Non lo erano prima, non lo saranno certo dopo il coronavirus. Da tempo si parla di una tassa patrimoniale come possibile escamotage per far quadrare in maniera migliore i conti generali dello Stato. Adesso, secondo Vittorio Feltri, il rischio potrebbe essere sempre più concreto. Il direttore di Libero ne ha parlato in un post pubblicato sul suo profilo Twitter, in cui non ha mancato di manifestare in maniera chiara il suo dissenso rispetto all'eventualità che la sua previsione possa tramutarsi in realtà.

L'Italia potrebbe essere chiamata a far quadrare i conti

Non serve essere economisti per capire che, subito dopo la fine dell'emergenza sanitaria, l'Italia subirà le conseguenze economiche del coronavirus. Occorrerà finanziare la ripresa e, con buona probabilità, occorrerà fornire un'iniezione di liquidità che sarà un elemento imprescindibile per pensare di rimettere in marcia la produttività immobilizzata dalla quarantena a cui è costretto il Paese. Arriverà però anche il momento in cui potrebbe essere necessario far quadrare i conti. Un obiettivo che può essere raggiunto attraverso strade diverse, ma esiste un percorso che potrebbe contemplare anche l'ipotesi lanciata dal direttore di Libero.

Secondo il giornalista infatti, all'interno del Governo presieduto da Giuseppe Conte, starebbe iniziando a emergere un orientamento preciso. "Sta maturando nell'esecutivo - ha Feltri scritto su Twitter - l'idea di infliggerci una tassa patrimoniale".

Feltri parla di possibile prelievo dai conti bancari personali

Vittorio Feltri non si limita a delineare il possibile scenario, ma scende nei dettagli di ciò che, almeno a suo avviso, potrebbe accadere.

In riferimento al concetto di patrimoniale fornisce una definizione precisa: "Consiste nel prelevare una percentuale del denaro sui conti correnti, cioè nostri soldi già tassati alla fonte". Oltre a spiegare come si potrebbe concretizzare l'eventuale misura, non manca di fornire una definizione che la dice lunga su quello che è il suo pensiero.

"In lingua italiana - evidenzia - si chiama furto". Parole che non necessitano di interpretazione, sebbene il dissenso da parte di Vittorio Feltri nei confronti dell'esecutivo presieduto da Giuseppe Conte sia spesso emerso già in molte altre occasioni in cui ha potuto esprimere il proprio pensiero politico.