Il caso della avvenuta scarcerazione di centinaia di boss mafiosi divide Nicola Porro da Marco Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano, nel suo ennesimo editoriale, difende a spada tratta le ragioni del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e, di conseguenza, l’operato del governo guidato da Giuseppe Conte. A suo modo di vedere, infatti, la responsabilità delle scarcerazioni sarebbe tutta dei singoli magistrati, non certo del Ministro, divenuto invece bersaglio delle “fake news” di organi di stampa come Repubblica. Porro ovviamente non è d’accordo con questa tesi e, durante la sua rassegna stampa, se la prende con il collega accusato di difendere per partito preso i suoi “amichetti” Conte e Bonafede.

L’editoriale di Travaglio: ‘Fake news su Bonafede esce da tre giorni in prima pagina su Repubblica’

Marco Travaglio comincia il suo editoriale, pubblicato sul Fatto Quotidiano sabato 9 maggio, attaccando ironicamente i suoi colleghi giornalisti membri delle varie “task force anti fake news”. Travaglio invidia tutto il “tempo libero” che hanno, ma li invita con una delazione ad occuparsi di un “caso facile facile di fake news” che “esce da tre giorni sulla prima pagina di Repubblica”. Infatti, prima sarebbero state attribuite a Bonafede “decisioni altrui” (le scarcerazioni dei boss decise dai giudici di sorveglianza ndr). Poi si è detto che il ministro ci avrebbe “ripensato” quando ha comunicato la “sua” scelta di riportare in carcere i detenuti più pericolosi.

Infine, si è parlato di una sua “sconfitta” Politica. Tutto falso secondo Travaglio, il quale ricorda che a scarcerare quasi “400 mafiosi o presunti tali” sono stati 200 giudici di sorveglianza.

Nicola Porro critica il collega: ‘Travaglio dice che il Ministro non c’entra niente’

Insomma, ne è convinto Marco Travaglio, “il Ministero della Giustizia non c’entra nulla”.

E la responsabilità delle scarcerazioni facili non sarebbe nemmeno di una norma contenuta nel Decreto Cura Italia, né tanto meno della circolare del Dap datata 21 marzo. Una tesi difensiva che trova totalmente in disaccordo Nicola Porro. Il giornalista si dice convinto che se il caso Bonafede avesse riguardato un'altra persona sarebbe "scoppiato" clamorosamente.

Porro si mostra sconcertato dal fatto che Travaglio abbia scritto che il ministro della Giustizia "non c'entra niente" con la scarcerazione dei boss. Il conduttore di Quarta Repubblica mette però in risalto il "piccolo dettaglio" che, a parte il "mini indulto varato con l’articolo 123 del Decreto Cura Italia" che non riguarda i boss, il Dap ha emanato una circolare.

L’affondo di Porro contro gli ‘amichetti giustizialisti del Fatto’

Porro ironizza poi sul fatto che, senza dubbio, “i magistrati non vengono ‘guidati’ dal Ministro”. Ma il dubbio che lo tormenta e la domanda che si pone è: “Se qualsiasi altro ministro avesse fatto una circolare di questo tipo e dopo fossero usciti in una consecutio perfetta 400 boss, che cosa avrebbero scritto gli amichetti giustizialisti del Fatto Quotidiano? - commenta inviperito prima di concludere affermando che - il Fatto si dimentica persino l’articolo 123 del Cura Italia perché glielo fanno i suoi amichetti Conte e Bonafede”.