Donald Trump ha criticato Twitter di fare attivismo politico, ma questa volta il tycoon non si è limitato alle accuse ed è subito passato ai fatti. Così nella giornata di oggi il presidente americano ha firmato un ordine esecutivo per ridurre l'immunità dei social in relazione ai loro contenuti, concessa attualmente alle società tramite la sezione 230 del Communications Decency Act.

L'ordine non proteggerà più i social da eventuali cause, rendendo i giganti del web maggiormente vulnerabili dal momento che sarà più facile per le Authority, e in particolare per la Federal Trade Commission, intervenire per verificare che i social network non sopprimano la libertà di espressione ogniqualvolta essi segnalano o cancellano i post degli utenti.

L'ordine esecutivo, che ha gli stessi poteri dei decreti italiani, se da un lato permetterà maggiori libertà agli utenti, dall'altro rischia di favorire e accelerare la diffusione delle cosiddette fake news, poiché farà mancare uno strumento di moderazione.

Lo scontro

La decisione arriva a meno di 48 ore da quando Twitter ha per la prima volta contestato due tweet del presidente americano. Il famoso social network ha infatti introdotto uno strumento di verifica delle informazioni, il quale ha subito etichettato come "potenzialmente fuorvianti" i cinguettii del presidente statunitense. Con essi il tycoon aveva equiparato il voto per corrispondenza ai brogli.

Le reazioni dei social media

Trump ha motivato la scelta con la necessità di "difendere la libertà di parola" ed è riuscito a mettere uno di fronte all'altro Facebook e Twitter poiché su tale questione le posizioni dei due più importanti social network sono differenti se non addirittura opposte.

E così, mentre l'ad di Facebook, Mark Zuckerberg ha dichiarato che "Facebook non deve essere l'arbitro della verità", il numero uno di Twitter Jack Dorsey gli ha risposto che "le società private non dovrebbero essere nella posizione di arbitro ma segnalare le informazioni errate non rende il social network un arbitro della verità".

Tuttavia Zuckerberg ha più tardi aggiunto che "la scelta di un governo di censurare una piattaforma perché è preoccupato della sua censura non è la giusta reazione".

L'ordine e la legittimità costituzionale

Nel firmare l'ordine, Donald Trump ha dichiarato che sarebbe pronto a chiudere il proprio account su Twitter. Ma accadrà davvero?

Non bisogna dimenticare infatti il ruolo che ha giocato per Donald lo stesso social nella diffusione dei propri messaggi. Il presidente, anche forte dei suoi 80 milioni di follower, ha trasformato il proprio profilo in un'arma politico-propagandistica. Cancellare il proprio profilo vorrebbe dire tornare ad una comunicazione istituzionale alla quale il tycoon non è abituato e che sicuramente non raggiungerebbe lo stesso numero di persone. Intanto bisognerà vedere se l'ordine non verrà bloccato da ricorsi in tribunale. Di sicuro l'ordine solleverà questioni di legittimità costituzionale perché potrebbe violare il Primo emendamento. Tale articolo tutela la libertà di espressione e di stampa.