Sono 376 i detenuti che nell'ultimo mese e mezzo sono stati mandati ai domiciliari a causa dell'emergenza Coronavirus in atto. Per questo, le forze dell'ordine sono impegnate ogni giorno per le operazioni di controllo a Milano, Palermo, Napoli, Roma, Catanzaro e Torino. Il 30 aprile il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha inviato la lista riservata dei nomi dell'antimafia che l'aveva sollecitata varie volte al capo del Dipartimento Francesco Basentini il quale, per via dello scandalo sollevato, ha dato le proprie dimissioni. I Pubblici Ministeri palermitani si sono opposti fermamente a questo provvedimento e, nel corso di una delle ultime udienze relative alla scarcerazione hanno dichiarato: "Fermo restante il sacrosanto diritto alla salute, non si possono spostare ai domiciliari dei soggetti così pericolosi".

Zagaria Sacco e d'Angelo: i mafiosi ai domiciliari

Nell'elenco dei boss scarcerati troviamo il camorrista Pasquale Zagaria (detenuto in regime 41 bis) classificato come 'soggetto a rischio infezione', a causa di una patologia oncologica. Come anche Antonio Sacco, mafioso della famiglia Graviano accusata delle stragi del 1992-1993 e di altri illeciti, quali estorsione, traffico di droga, sfruttamento della prostituzione, truffa, gioco d'azzardo e racket. E Vito d'Angelo, ritenuto il presunto boss di Favignana e arrestato, lo scorso marzo, nell'ambito di un'operazione antimafia.

Sono tornati a casa anche Bontempo, Ventrici e Costantino

È stato scarcerato Gino Bontempo, mafioso tortoriciano indagato dell'operazione 'Nebrodi' sulle truffe agricole ai danni dell'Unione Europea.

Ai domiciliari sono tornati Francesco Ventrici, uno dei massimi importatori di cocaina dal Sud America e Fabio Costantino, il narcotrafficante che gestiva gli affari con i cartelli sudamericani e marocchini.

I pericoli del provvedimento

In 63 casi, sono stati i direttori delle carceri a riportare alla Magistratura il bisogno di prendere precauzioni per preservare la salute all'interno degli Istituti penitenziari.

La circolare del Dap, datata 21 marzo, che asseriva l'intento di preservare i detenuti con patologie dal rischio Covid-19, ha provocato, in mancanza di relativi piani di trasferimento nei centri medici penitenziari, la decisione dei giudici di disporre i domiciliari per tutti. Ora, tutti questi mafiosi e trafficanti si ritrovano nei propri territori 'a piede libero' e c'è il rischio che riescano a comunicare nuovamente con i clan, innescando pericolose conseguenze per la società già abbastanza provata, negli ultimi mesi dalla pandemia da coronavirus.